sabato, dicembre 31, 2005

Ci sentiamo l'anno prossimo!




"my hands are open" gridavano i fantastici unbroken. tutta l'urgenza delle loro vite di diciottenni unitensi stava li, nelle loro mani aperte. e le nostre? non saprei dire con esattezza, ma posso assicurarvi che la via emilia la notte fa sempre un'effetto straniante: ti dice che ti stai muovendo, ma che allo stesso tempo sei sempre li, e che non sei tu a cambiare ma è tutto quello che circonda che prende forme diverse. il nostro viso che era quello angelico di ragazzini non ancora adulti si deturpa con la stessa velocità delle due rive della via emilia. il tempo ed il progresso all'emiliana non parlano più alle persone, i ritmi quasi non considerano i sogni e le aspettative, che fregatura non avere la maglietta righe negli anni 50 di fame ma tante speranze. quindi oggi le nostre mani sono aperte e non fanno cenno a chiudersi, perchè svelta come mai, una tendinite ci si e' presentata importante ed urlante. le mani restano aperte e la speranza che con l'anno nuovo non ci sia più nulla rimane in quella macchina che va su e giù dalla via emilia. che dire signori e signore, quell'ex cella frigorifera ora adibita a sala di registrazione serba in se un sacco di storia e di sorprese. non e' difficile pensare le nostre musiche come quei salami e quei prosciutti che li aspettavano prima di esser consumati da bocche estranee. oggi la nostra musica si prende il suo tempo, si lavora, domani passerà per chissà quali bocche che la masticheranno e ne parleranno in modi altri.
siamo alla fine dell'anno, non si fanno bilanci(questo non e' l'anno vi assicuro) perche' il nostro duemila e cinque e' finito quattro giorni fa, quando abbiamo aperto una nuova pagina delle nostre vite, pronti a scrivere quello che per noi sarà un capitolo sicuramente importante.
la vita e' life.love.regret. ci siamo tutti dentro fino al collo, e l'unico obbligo che abbiamo con noi stessi è quello di arrivare fino in fondo per vedere chi l'avrà vinta, od almeno fare il conto e capire se ne e' valsa la pena. io ci credo, se così non fosse affanculo, tutto aveva senso null'altro importava.
buon duemila e sei. e mi racccomando...sporcatevi nelle vostre passioni...fatele uscire...non siete timidi...buttatevi nella mischia...fate fate fate....pensandoci pesando tutto quanto...ma fate....combattete assieme a noi il grigiore della via emilia e dei tempi che ci circondano. facciamolo, resistiamo agli ultimi attacchi brutali... il domani e' il "nostro" domani ... dobbiamo prendercelo! su, trema duemilaesei.


cmq in studio tutto procede, non fatevi trarre in inganno da quello scritto prima... un po' di pippotti fatemeli tirare, altrimenti che serve un blog.... chitarre iniziano a suonare...piani elettrici quasi tutti finiti cosi' come molto del programming pillowesco... rimane ancora un botto di lavoro...ma c'e' tempo...


ricordo che il 2006 sara' l'anno di pubblicazione di "nuccini!" progetto alt.hiphop di corrado e "flowing season" disco d'esordio di pillow

venerdì, dicembre 30, 2005

3 è il numero perfetto? No




"tribulations" è stato uno dei singoli dell'anno. ballabilissimo, intelligentissimo per il suo essere diligentemente tamarro. ritmo e tribolazioni sono stati l'essenza della terza giornata di lavoro a quella cosa che non ha ancora un nome ufficiale ma che sarà il terzo disco de "GdM". ritmo e tribolazioni strettamente legate. una giornata spesa sulla parte ritmica dell'unico pezzo suonato anche dal vivo negli ultimi concerti del 2005. capita, si dovrà correre un po' di più nei giorni a venire. la nota positiva (o negativa, dipende dai punti di vista) è l'arrivo in pompa magna di "the artist called pillow", che ha preso possesso di metà regia con le sue tastiere, organi, organetti, harmonium (che non verrà usato) e robaccie varie. cosi' anche le "pianole" han cominciato a dire la loro. unico pezzo nuovo lavorato oggi risponde ad un provvisorio nome di "othello": una scorribanda timido tecnoide dell'umore grigio londra, o nebbia in val padana, con una voce degna di un altro fernet branca.
un nuovo addio, un altro giorno è andato.
olè.

live registrato con il microfono del mac(inino) durante le registrazioni di una parte di piano, solo per feticisti


ps a storace e amici suoi: no pasaran! non si torna indietro... sulle libertà individuali, sulla modernità e diritti civili non passerete!
resist resist resist

giovedì, dicembre 29, 2005

Secondo Giorno



"day seven", e' il titolo di una canzone ovviamente splendida, altrimenti perchè ricordarla: non ha nulla a che fare con il nostro lavoro in studio. massì, un pochetto ci sta, perchè trattasi sempre di suoni che ci hanno emozionato e formato. tornando al disco abbiamo, finalmente, iniziato a fermare su nastro e digitale batterie e bassi, piccoli passi che vanno a sommarsi al molto lavoro già fatto in "cameretta" con questi piccoli macinini chiamati laptop o powerbook. i pezzi lavorati oggi portano nomignoli come "riempipista", "nuovo 1-claire", e i soliti "spectral woman" "clone"(ha gia' cambiato nome alcuni lo conoscono come glen...e c'e' un motivo magico). considerazione generale: poco da fare, l'atmosfera che si crea in studio, nel bene e nel male e' quella che si chiama vita da musicisti; la cosa non ci tocca poi più di tanto, perchè non siamo musici di mestiere, ma e' bello potersi almeno illudere del contrario. la mattina ci si sveglia ad un orario decente, si beve un caffe' lungo mentre si controlla la posta, poi si arriva in studio scansando la neve dalla giacca, si saluta il resto della truppa, c'è chi si mette al lavoro e chi inizia a pianificare il dopo "disco", parlando di tour, strumenti, noleggi, backline, nuovi acquisti e degli ascolti che finalmente si possono fare senza l'incubo di un disco nuovo da scrivere. si mangia in modo frugale a suon di panini, cioccolate varie, gelati mentre fuori nevica, si bevono parecchi caffe', mandarini, pane e brie, pizze e poi...pizze...poi pizze..."tammu quante cazzo sono le pizze da ordinare?" "tre!" "col cazzo...tieni pure questa" e schiack di coppino feroce... si cerca di scoprire a chi toccherà il prossimo scherzo ovviamente in preparazione...si prova lo skate nel deposito che occupa lo studio, oppure si provano strumenti che mai troveranno posto sul disco... ed un sacco di cose del genere...fino a che la sera(o notte inoltrata) non si torna a casa, dopo aver guidato nella neve cercando di non andare a sbattere e si e' contenti di vivere a portland..che e' un gran posto non troppo lontano dal canada... che insomma porta bene di sti tempi. solo non si riesce a capire perche' la scritta cavriago est sia posta all'ingresso dell'urbe!).
l'unico dubbio che ci tocca durante questa seconda giornata e' il seguente: avrà quel ragazzo lasciato aperta la finestra di casa...a taranto? chissa'...domani apparirà in studio...chiederemo.

keep the faith,
my bloody friends!




ps una nota sul batterista: francesco e' quel riccioletto che ha suonato con noi dal vivo negli ultimi due anni... i più lo conoscono come "burro"... lorenzo ha suonato live con noi fino al novembre 2002... per rassicurare alcuni che hanno scritto in sede privata

mercoledì, dicembre 28, 2005

Giardini in Studio-Atto Primo


"only love can break your heart"... questo dice una famosa canzone, e ci trova pienamente d'accordo. ma questo è un altro capitolo. passiamo oltre..tipo che stamattina, accompagnati da una delicatissima nevicata, sono iniziate le registrazioni del terzo disco dei giardini di mirò. il report della prima giornata di lavoro racconta...ehm racconta...un sacco di robe nuove: ad esempio sara' il primo disco con francesco alla batteria.. .non la prima registrazione in assoluto dato che il "piccolino" aveva già preso parte attiva in un pezzo di "punk not diet" ed altre cose a seguito, ma il primo album che lo vede come batterista "ufficiale"... i computer portatili abbondano... il fonico live che partecipa attivamente, non come semplice presenza... il caro "andreino" rovacchi di nuovo al mixer con il suo aplomb tipicamente emiliano...e cosa spaventosa: due sale che lavorano contemporaneamente(ovviamante facendo cose differenti per raggiungere lo stesso obbiettivo...il sol dell'avvenire...ok teniamo a freno le utopie strettamente personali). oggi abbiamo scoperto cos'e' il wasp(della electronic dream plant, england), l'omnicord ed altro. l'album non ha ancora nome ed i pezzi oggi ci han dato da fare portano nomi di lavorazione quali "clone" "tre tammosità" e "spectral woman". ok...seguiranno molti altri giorni di lavori da qui alla fine... per ora e' tutto...recuperiamo il giovane francesco...e via, in macchina...tra la nebbia e il gelo... meta una pasta con l'olio un cambio di vestiti ed un letto....domani mattina si reprende relativamente presto.
adeu!

domenica, dicembre 25, 2005

Sentite Grazie!

vengo qui a ringraziare coloro che in un modo o nell'altro son arrivati a scovare ste pagine e leggerle, con continuità o no. il codice della brava persona esige un ringraziamento doveroso a chi ha letto, contribuito, commentato, criticato, seguito anche solo guardato per sbaglio le vicende di questo "blog". 6 mesi, forse meno, ma la cosa continua divertirmi. dico grazie anche a coloro che ho sonoramente preso per il culo perchè "perdevano" troppo tempo nel curare di un blog. in ritardo ho capito che il vivere e parlare di musica oggi, passa anche da questi vizi digitali.
un ultimo "bravo! te mi sei simpatico!" vanno a Cabal e i tre balordi che hanno indicato quest'url degno di segnalazione nel contesto de "italian music blog award 2005". Bravi, voi avete capito tutto.

prima di rovinare sul divano reduce dal pranzo natalizio a base di "caplèt" e bollito... un paio di note a margine:

1- i prossimi giorni vedranno solo post dedicati alle attività di registrazione del nuovo album de "giardini di miro'", che sara' il motivo del mio 2006, nel bene e nel male. quindi sappiate che fino al 9 gennaio si potranno leggere solo cose riguardanti gdm ed affini. forse.
2- per l'appunto il 9 genniao invece vedrà queste pagine riprendere il loro corso, ovvero l'ivenstigazione delle mie curiosità. il primo ospite risponde al nome di Max Collini...qualcuno sa chi e'.
3- in malo modo, a fianco di giardini di mirò si sta provando a fare dell'altro. tipo? pubblicazione di dischi(ovviamente non nostri), ed altri progetti interessanti(almeno sulla carta). non manchero' di pubblicizzarli a tempo debito.
4- la prima maglietta co-produzione tra footprintsinsnow e punknotdiet.it e' in arrivo. i clamorosi designer di casa Riotmaker tra un regalo e l'altro ci stanno lavorando.
5- ognuno ha il nome che si merita. io jukka me lo merito tantissimo, vorrei ben vedere(per chiarire a dubbiosi e sospettosi: e' il mio nome all'anagrafe, non un nome d'arte.) footprintsinsnow si chiama cosi per colpa dei Disco Inferno, non quella cover band che gire il nord italia a suon di disco-funky e revival. i "miei" disco inferno suonano piu' o meno così (attenzione al dialogo finale please.):

Disco Inferno- Footprints In Snow

auguri!



ps naturalmente avrete notato che qui non compaiono link....dico nella colonna laterale....ecco...come diavolo si fa a modificare quato modello dal fondo simil vittoriano...non ditemi che debbo abbandonare modello....per favore ditemi di no...

martedì, dicembre 20, 2005

Donnie Garcons

post dal titolo stupido. neppure troppo. uno dei miei video preferiti e' sicuramente "don't save us from the flames" di M83. storia d' amor adolescenziale inarrivabile annegata in un contesto vagamente "fuori dal reale" e timidamente "dall'altro mondo". spettri, biciclettata tra teschietti e fuochi fatui, ricongiungimento con l'amato volando in cielo vestiti da fantasmini. insomma una teen story ala Donnie Darko(l' alba o tramonto visti dall'alto di una collina con la città ai propri piedi, hallowen, il vagare in bici) senza troppe pretese che ottiene comunque un ottimo risultato. la cosa che qui interessa pero' e' un'altra. la prima volta che vidi il video fa sulla rivista digitale Specialten: oltre ad avere un buon feeling con il video mi colpi la protagonista e purtroppo pure il protagonista. la bella indesiderata con gli occhioni da cerbiatto ed il belloccio barba appena accennata ed occhiali da sole. dove li avevo già visti? su thecobrasnake, e fin li ci siamo. ma non basta. da li inizia una breve ricerca. lui si chiama Alex Greenwald è il cantante dei Panthom Planet, si quelli di "California" sigla di the O.C., ed ha recitato in un solo film. Donnie Darko, nella parte del bullo che se la prende con Donnie. lei si chiama Diva Dompe, magari un nome d'arte magari no(io con il nome e cognome che ho devo stare fieramente zitto), è giovanissima, risiede a Los Angeles ed è la prima linea dei BlackBlack, gruppetto poco significativo ad essere onesti, se non che e' il progetto "altro" del solito Alex Greenwald(qui in veste di batterista). ma la cosa drammatica e' che i due sono fidanzati. cioè non gli basta a sti due di esser giovani belli famosi attori musicisti ricchi recitare in un bel video, dovevano pure fidanzarsi. dio li fa e poi li accoppia. adesso comprendo perché gli atei dichiarati non son cosi tanti. resisteremo, suvvia.


ps per il vostro gaudio ascoltate il remix di "don't save us from the flames" per mano di Superpitcher: una bomba. il pezzo originale e' decisamente bello, il remix lo supera di gran lunga.

domenica, dicembre 18, 2005

Kitsunè

breve ed indolore. praticamente non lascia traccia. l'intervista, non l'etichetta.

1 What is Kitsune'? From my perception, it is a wild bunch of 6 people devoted to many expressive forms. Does that picture give the project justice? You come across as a combination of record label, clothing company (with your own outlet) and you do design work from time to time as well... so how would you define the project? What is the drive behind the structure?

At the end of the day kitsuné is a brand with 6 good art directors working on it, some of which are image specialists, others deal with music, others with structure. We like to be defined as clothing brand.

We gonna be stock at paraphernalia in roma.

2 The only information I received about you doesn't go deeper than the mere fact you are a bunch of guys running a label, however by your name and surname it's quite easy to suggest that you all have different origins, in that people who work in Paris but maybe you are not French.... This is not particularly interesting per se but seen within the context of an artistic project that could have some relevance. So does your different origin influence your work (and if yes how) ?

There are 2 of us in Paris: Masaya and myself (Gildas) and 4 in London: Kajsa, Patrick, Maki, Benjamin. We all have different backgrounds but we are kind of connected.

3 As a record label you are pretty partial to the 12" vinyl format...what can you tell me about it?

We love club music and club music's best medium is still the 12". We are also doing a bit of artist development work that you can also find on cd.

4 What's France's best kept secret, music-wise? Is there anything interesting to find out about your land? Obviously in Italy you are considered our "cousins", with the usual "love 'em or hate 'em" approach therefore we don't know much about the French underground. We heard a lot about the so called "frenchtouch" period but no news about clubbing and the independent scene in general are found. Could you paint us a picture of the overall French musical lifestyle ?

Paris is the most romantic city in the world( after Venice ? ;o) so it's all about having emotion and feeling in the music.

5 playlist and links

www.myspace.com/digitalism


Adam Sky" APe- X " Kitsuné


Galang - M.i. A

Sow Into You - Róisín Murphy

What's your damage ( Digitalism remix) - Test Icicles

I Bet You Look Good On The Dancefloor - Arctic Monkeys

Damaged Goods - Gang Of Four

Tainted Love - Marilyn Manson

Over and over - Hot Chip

You gonna want me 12" mix - Tiga

Miserable Girl - Soulwax

Ooh la la (tiefschwarz remix) - Goldfrapp

Nothing but green lights (Digitalism remix ) - Tom Vek

Loaded (Farley Mix) - Primal Scream

Some Velvet Morning - Primal Scream

Teenage Kicks - The Undertones

venerdì, dicembre 16, 2005

Italia, ti odio!

il welfare italiano e' molto presente e all'avanguardia, scherzo dato che è pidocchioso e caritatevole. non parlo solo del welfare reale, ma del modo con cui, chi "pensa" di musica e chi fruisce la musica italiana spesso parla di essa: i musicisti italiani sono figli di un dio minore, mettiamoli in categorie a parte e caritatevolmente aiutiamoli con amore e compassione. un atteggiamento che fotocopia appieno le abilità d'italia: arti da parrocchia. perciò non ci si deve sorprendere delle categorie speciali nelle classifiche di fine anno, dove i dischi italiani spesso sono relegati in categorie a parte, come il collocamento straordinario per i diversamente abili.
la musica ha il diritto di esser considerata per quello che e'. senza confini e senza code di paglia. se i diversamente abili italiani, sono davvero inferiori ai normalmente abili stranieri, che siano presi a pedate in culo, o cmq giudicati con obiettività. e' sinceramente intollerabile un giudizio quale "bello, e' un disco italiano": che vuol dire? "e' un disco fatto da degli italiano, poveracci piu' di cosi non potevano fare...?" quando poi il giudizio viene da uno che italiano lo e' pure lui, e quindi ci si trova di fronte ad un razzismo tra pari, la cosa assume contorni di una arretratezza culturale spaventosa ed intellettualmente inaccettabile.
in tutto questo e' ovvio che si deve anche considerare il modo di concepire un gruppo che i musicisti stranieri hanno: un gruppo di new york, nel 90% dei casi, ragiona anche su tutto il resto che compone l'immaginario e' l'estetica del suo "essere band e non semplice passatempo". non sono solo spillette e "all star". quella e' la visione provinciale e pecoreccia. nella maggior parte dei casi ci vengono "venduti" non solo ragazzi e ragazze che suonano canzonette, ma attraverso una band ci si (rap)presenta un mondo, un'attitudine, una storia che e' capace di andare anche oltre la musica. dietro gli strokes c'era molto altro, dietro gli oneida molto altro, dietro i fugazi molto altro, dietro i lightning bolt, dietro la dfa, dietro gli smiths??? sempre molto altro.
quindi non sorprende se gruppi come offlaga disco pax ed amari nel 2005, sono risultati i gruppi "italiani" amati da molti(almeno, stando a quello che "si dice" sui secondi, ed anche nei fatti per i primi). la cosa non deve sorprende. le band in questione hanno realizzato un loro percorso che le ha contraddistinte con un'immaginario ben preciso, prima ancora che musicalmente. e' facile per un ascoltatore che ne affronta i cd, i video, le canzoni comprendere che dietro la musica c'e' tutto un mondo, da scoprire da partecipare da condividere. per questo "svettano" tra la massa delle numerosissime uscite anonime d'italia.
e' qui che i nostri cari connazionali musicisti, troppo spesso considerati "diversamente abili", dovrebbero prestare piu' sforzi ed attenzione. di gruppi italiani con una buona scrittura e canzoni a ben vedere c'e' ne sono. troppo spesso manca tutto il resto, che non è cosa secondaria almeno dai tempi di robert johnson.
in ultima analisi, ricollegandoci quindi al punto di partenza, anche tutti gli altri "addetti ai lavori" dovrebbero cambiare la loro attitudine nei confronti delle band italiane: non sono figlie di un dio minore; buttatele nel mucchio, non tenetele fuori, fatele vivere tra gli stranieri (che grandi o piccini sono sempre nel mucchio) che imparino a giocare con loro. da battisti ai massimo volume ci sono perle che nessun'altro al mondo ha mai avuto. non diamoci pervinti.

giovedì, dicembre 15, 2005

Per Elisa- e la fondazione del terzo occhio

due passi avanti ed un piede indietro(cit.). Matt Elliott e la sua tormenta emozionale. tra breakbeat e lacrime ubriache. Lost(version pour Elise )

lunedì, dicembre 12, 2005

Mogwai-Mr.Beast

cestinare il prossimo album dei mogwai al grido " son sempre loro" sarebbe cosa facile, ingiusta e stupida. ovvio che son sempre loro, che cavolo di "critica" è? qui, ad arrabbiarsi, non è un fan sfegatato che soffre di cecità da idolatria. per nulla affatto, son cose che si lasciano ad altri. "mr. beast" si appresta ad essere l'ennesimo buon lavoro di mogwai. che come sempre marcheranno uno scarto rimanendo fedeli a se stessi. era un po' la cosa che facevano gruppi tipo i fugazi(gruppi seri, insomma): tanti dischi, che se ascoltati uno appresso all'altro si somigliano molto, ma ripresi col tempo si scoprono in tutta la loro diversità entro una cifra stilistica comune. non e' cosa da poco rimarcare cio' che si è album dopo album, passo dopo passo, senza rimanerne schiavi( e detto da me potrebbe far maliziosamente sorridere qualche sciocchino ed anche qualche coglione-mettiamo così i punti e le virgole).
tornando a "mr beast": e' un album hardcore. si ascolti "glasgow mega-snake", dove il basso corre e corre come mai prima su un midtempo preciso, chitarre granitiche che sfrecciano e si scontrano tra loro: nel 2005, questo e' l'hardcore, ancora una musica coraggiosa che chiede tutto alla "pancia" per correre piu' veloci di quello che sta attorno e rischia di schiacciarci. "folk death 95" e' un nuovo classico per la band scozzese, potrebbe essere un pezzo scritto all'epoca di happy song, ma non lo e', di nuovo le chitarre a segnare uno scarto con quel passato, nei fraseggi distorti, dove spesso sono dissonanti e rigorose come mai prima.la voce di barry ci accompagna nel cuore del disco: "travel is dangerous", pezzo dalla violenza inaudita e trattenuta, pronta esplodere per poi collassare sulle delle chitarre mai cosi disperate al limite della fine del mondo, le esplosioni finali di "zabrinskie point". si ha la sensazione che le corde possano spezzarsi da un momento all'altro, pronte ad esplodere in mille sentimenti, ma proprio nel momento in cui tutto sembra elevarsi, pronti per il boato finale tutto lascia il posto ad una calma apparente, precaria, malata, "interrotta". come questi giorni, "the war is over" ha detto un coglione. in quel pezzo si trova il senso di un album, di una band, il senso dell'ascoltare musica chitarristica nel 2005, anzi nel 2006 quando l'album uscira'.
ci sono altre canzoni che meritano una segnalazione. "acid food" la miglior ballad post "darklands"(jesus and mary chain) per drum machine, voce e lap steel. "friend of the night" è il pezzo che i trail of dead cercano di scrivere da quando hanno velleità gotico-barocche.
il tutto e' chiuso da "we're no here", una ballad doomy e sabbatiana devastata da feedback che la sporcano e ne fanno un piccolo incubo di violenza implosa.
i mogwai del 2006 che verrà sono un gruppo hc. che a ben vedere è quello che sempre son stati. estremisti del sentimento mentre a londra si brinda a champagne ed paillette punk all'ombra delle passerelle.


maxcar offre "travel is dangerous"
stereogum "glasgow mega-snake"

sabato, dicembre 10, 2005

Talk about the West

l' era moderna ci impone il confronto con una crescente attitudine al "fanatismo". di qualsiasi regione, religione ed anche ragione. uno dei massimi esponenti del fanatismo musicale che abbia mai conosciuto ha risposto alla chiamata del lontano West. la, lontano dalla terra natia, osserva con attenzione ed equilibrio la nuova terra, dimenticandosi di esser stato colui che ha aperto il dominio mogwai.co.uk per poi donarlo alla band senza voler nulla in cambio. questo e' un fanatico, con stile. camicia button down d'obbligo.
ma se devo presentare seriamente davide gualandi, giornalista responsabile della rubrica "call of the west" di Blow Up devo farlo con estremo rispetto. andando anche oltre l'amicizia che ci lega. mi e' raramente capitato di conoscere una persona disposta a perdere tutto pur di poter andare a toccare con mano i sogni...sempre sognati. chi decide di viverseli, senza paracadute, merita un "chapeu!". perchè la vita, si sa, e' live. love. regret.
con davide chiacchieriamo di come si vive la musica in america. nel frattempo lo aspettiamo qui per potergli assestare nuovamente un dolorosissimo fendente di sinistro!

1-davide vivendo a san francisco si puo' avere una percezione globale di quello che succede nel mondo "alternativo americano"? cioe' le stesse dinamiche che si trovano li, nella città che ora ti ospita, si ritrovano anche in altri centri... penso a portland seattle chicago per finire con new york...in questi luoghi le dinamiche cambiano? c'e' interscambio tra le diverse realta'? credo che per un "lettore internet" delle cose d'america sia realmente difficile capire come stiano le cose li....
 
Ha senso nominare quelle grandi città, non tanto perché è lì che nascono le scene, i trend, etc… ma principalmente perché è lì che si concentra il marketing delle etichette (e non solo), è lì che si convoglia il (loro) pubblico. Se ci pensi, i gruppi e le etichette più “in voga” saltano fuori egualmente sia da queste metropoli che da città sperdute nel Midwest (pensa solo alla Secretly Canadian, che è nell’Indiana o ai gruppi che vengono dal Rhode Island come i Lighting Bolt). Le città che nomini diventano poli in cui è facile riconoscere un pubblico ricettivo a certe e cose. Tutto qui.
 
Da un certo punto di vista, San Francisco e le altre città rappresentano principalmente grosse opportunità di business per chi commercia un certo tipo di musica. È vero che qui ci sono una miriade di gruppi, ma più che altro San Francisco è una città dominata da hipster, dal pubblico insomma. Di conseguenza, è normale che ogni singola band (qualunque genere suoni) venga a suonare o a fare promozione qui o che la città sia disseminata di negozi di dischi incredibili, locali, ecc…. Dovresti pensare a San Francisco come ad una città dei balocchi in cui è veramente difficile sopravvivere (è più costosa di Londra, Parigi, Milano, ecc…). Tutti passano di qui, per poi tornarsene alle loro “situazioni”, dove magari è più facile sopravvivere e fare musica senza digiunare. Portland è l’esempio perfetto. Una città attivissima, dove puoi ancora dichiararti artista senza fare la fame. Dove c’è uno spirito DIY fortissimo, con mille co-op ed iniziative artistiche di ogni tipo. Certo, è grigio nell’Oregon, ma dal punto di vista musicale (esclusivamente creativo), Portland mi sembra uno dei posti più interessanti al momento. Come vedi, è in queste città minori che si sviluppa “il suono” (quello che i giornali trasformano in trend), mentre le città più grandi hanno semplicemente la funzione di “amplificare” questi talenti. È esattamente come quando il pittore sfigato cresciuto in campagna viene conteso da gallerie d’arte newyorkesi ultra avant-garde. L’unica differenza, è che i gruppi e le etichette sanno benissimo che New York, LA, SF, ecc… sono tappe imprescindibili.
 
Poi vabbè, devi fare una distinzione tra costa est e costa ovest, considerando lo spirito che caratterizza le due aree geografiche. Chicago per esempio è un mondo completamente diverso. Pulito, perfetto, funzionale, non centra veramente nulla con San Francisco, Portland o Seattle, anche se suppongo che Chicago alla fine sia un centro che raccoglie reclute indie provenienti dal resto degli Stati Uniti, diventando una di quelle città che detta legge. Guarda, può sembrarti ridicolo, ma le differenze tra est ed ovest risaltano tanto quanto quelle che caratterizzavano la scena hip hop dieci anni fa.
 
Riguardo all’interazione tra le città e le scene musicali. Uhm… è tutto abbastanza circoscritto. Forse a Los Angeles c’è una nuova ondata neo-punk che piace molto alla gente di qui, ma per il resto quando si parla di gruppi DIY siamo estremamente lontani da fenomeni realmente tangibili o vicini ad esplodere. Parliamo sul serio di micro-scene che contano una manciata di adepti e che ci metteranno anni ad uscire dal “guscio” DIY o a diventare “di moda”.
 
 2-si discute in ogni dove riguardo al potere di influenzare che anno alcune webzine come pitchfork... ci sono dati che sembrano confermare prepotentemente le illazioni di mercato musicale indipendente guidato da pitchfork and co.... io ti chiedo invece com'e' lo stato dell'editoria musicale u.s.a., e se pian piano non stia soccombendo al formato web...leggasi il passaggio di grooves magazine al solo formato online a pagamento ect.... insomma com'è lo stato dell' editoria musicale in usa?...tu che sei pure giornalista...
 
Anche qui è piuttosto difficile darti una risposta che copre l’intero territorio americano. Qui a San Francisco ci sono almeno cinque pubblicazioni completamente gratuite. Di conseguenza, andarsi a comprare una rivista da $5 è piuttosto inusuale. È una realtà che in Italia non conosciamo. Quella dei settimanali gratuiti (qui ad SF c’è il Bay Guardian e l’SF Weekly, a Seattle c’è The Stranger e a Portland c’è il Mercury) che coprono tutto (politica, cinema e musica) da un punto di vista assolutamente progressista (di sinistra e conseguentemente DIY). Poi ci sono fanzine e bisettimanali distribuiti gratuitamente nei locali (qui c’è Performer Magazine e Panache) ed infine, i siti internet. Come vedi, la vita di un giornale di settore diventa dura. Ho un buon rapporto con i ragazzi di XLR8R e loro, per sopravvivere, devono targetizzare designer, dj ed appassionati di musica dal portafoglio gonfio. Le riviste a pagamento diventano piccole opere d’arte tutto design ed esclusivismo, in cui i contenuti, diciamolo, passano leggermente in secondo piano (l’intervista a Xiu Xiu la trovi ovunque, non hai certo bisogno di spendere $5).
 
Poi non so… forse il ragazzino che vive nell’Arkansas si compra tutti i giornali possibili ed immaginabili perché lì (nell’Arkansas) non è costantemente esposto al mondo indie come lo sono gli abitanti di San Francisco, Portland e Seattle. Così come la persona adulta che si è affezionata ad un certo giornale ed ogni mese compra tutti i dischi consigliati perché è così che amministra i suoi acquisti da dieci anni a questa parte.
 
Come ti dicevo, questa è un’analisi prettamente locale. So che suona strano, ma il mondo dell’editoria lo conosco poco (pur scrivendo). Spin, Rolling Stone, Alternative Press e qualche altra rivista leggermente più mainstream continuano a vendere una miriade di copie (forse meno rispetto al passato)… ma non chiedermi chi le compra.
 
3- ritornando alla questione pitchfork: credi che pitchfork possa davvero influenzare il mercato? (si parla del fenomeno clap your hands che in europa sono su wichita, ma prima in modo autonomo o coadivuati da insound e si dice che una cattiva review su pitchfork ti sega le gambe come successo a travis morrison,usando come paragone i dati di vendita di insound. allo stesso tempo un paio di settimane fa pitchfork ha bastonato sonoramente il disco live dei mars volta ed il giorno dopo era cmq bestseller ad insound, con dati di vendita molto alti. quindi, che c'e' di vero sul "potere" di pitchfork e della "blogosphere" americana? cioe' il vero veicolo di vendita e' pitchfork piu' passaparola, oppure una buona sponsorizzazione in una serie tv, grazie all'aiuto di consulenti musicali cresciuti con musica alternativa...?
 
Caro Jukka. Pitchfork è la bibbia. Non chiedermi com’è che ha conquistato tanto successo… ma rimane il fatto che in breve tempo quel sito è diventato il punto di riferimento (la parola dell’esperto) per tante persone che si dilettano nel comprare qualche disco o ad andare ad un paio di concerti al mese. Come vedi, non parlo dell’hipster (che è troppo cool per leggere Pitchfork), ma dell’americano medio che compra il biglietto per il concerto dei “pinco pallo” per portarci la sua nuova ragazza. È una conquista enorme quella di Pitchfork, che oggi “parla” ad un parco lettori veramente ampio.
Tornando alla tua domanda. È possibile che Pitchfork influenzi le vendite di un disco indie, certo, ma nel caso Mars Volta (che hanno una major alle spalle), il potere di Pitchfork è praticamente nullo, specialmente quando magari Rolling Stone, Billboard o Entertainment Weekly svendono il gruppo degli ex-At The Drive In (forse il peggiore sulla faccia della terra al momento) a quarantenni che rimpiangono Yes e King Crimson.
Non so spiegarti le dinamiche del business indie, ma ti dirò che la vera differenza la fanno i giornali che vendono centinaia di migliaia di copie e non Pitchfork. Quando Xiu Xiu va su Entertainment Weekly, Khonnor sul New York Times, o Bright Eyes su tutte le riviste possibili ed immaginabili (persino quelle dedicate agli appassionati di equitazione), le vendite esplodono. Diciamo però che è probabile che i vari editor di questi giornali abbiano iniziato, da qualche anno a questa parte, ad usare Pitchfork come riferimento.
 
Per le etichette indie la recensione su Pitchfork rimane un “traguardo” importante, ma le cose stanno cambiando. Decemberists, Death Cab For Cutie ed altri gruppi sono letteralmente scappati all’esclusivismo indie e si fanno intervistare da riviste che hanno un’audience molto più ampia rispetto a Pitchfork. Suppongo che le strategie (marketing e P.R.) delle etichette cambieranno, allargando il divario tra “alternative” e indie/DIY.
 
4-in questi giorni si sta svolgendo quello che e' l'unico meeting di etichette "indipendenti"italiano, il mei. tralascio le mie considerazioni su quell'appuntamento, che non sono propriamente positive. anyway, mi parli delle grosse convetion americane come SXSW ad astin tx, il Noise Pop a san francisco, CMJ a new york: sono avvenimenti realmente importanti per lanciare nuove band ect, sono momenti in cui una scena si incontra, si parla e si sviluppa realmente... quale l'importanza di questi momenti?
 
South by Southwest e CMJ sono realtà incredibili, forse in Europa soltanto il Sonar gli si avvicina. Parlo del fatto che quei festival raccolgono veramente tutto quello che è successo in ambito musicale indipendente negli ultimi 365 giorni, riproponendolo in qualche giorno di concerti (il Sonar fa la stessa cosa in un certo ambito elettronico… o almeno ci prova). Insomma, ci sono veramente tutti (o quasi).
 
Il discorso è molto semplice. In America chi suona, che gestisce un’etichetta, chi organizza concerti, chi fa promozione, chi disegna copertine, chi pubblica una rivista o un sito internet moderatamente conosciuto, sopravvive, nel senso che fa soldi. Si mantiene e magari a fine anno cambia macchina o si fa un viaggio da qualche parte. Insomma, hai capito cosa intendo… qui ci sono i soldi e l’ambiente musicale è un business in cui è possibile cavarsela come in tanti altri settori. SXSW e CMJ sono come il nostro Motorshow. Nulla di più, nulla di meno.
 
 
5- cosa sta alla base della sempre viva scena americana: i grandi spazi e grandi numeri della nazione che permettono di avere un sacco di band, oppure una serie di strutture e meccanismi a noi invisibili che rendono tutto vivo?
 
Sinceramente non ho idea di come risponderti senza scriverti un libro. Dovremmo iniziare a parlare di storia americana, retorica e sociologia. Qui in America, sin dall’inizio della storia, sono nate dinamiche, ideologie e realtà diverse da quelle europee. Prima di tutto, il ragazzino americano è molto più esposto a certi contesti. La musica gli viene servita su un piatto d’argento (dalla radio della scuola, dall’amico con l’ipod, ecc, ecc, ecc… o magari il suo compagno di classe suona nei “pinco pallo”). Io ancora mi impressiono nel vedere quattordicenni fan di Hella e Lighting Bolt, ma qui è assolutamente normale.
 
In secondo luogo, l’adolescenza americana è realmente un periodo di scoperta ed è normale attraversarla dedicando anima e corpo a certe cose. Pensa solo a quei gruppi mitici dei primi anni novanta. I gruppi della Gravity per esempio, che si formavano, andavano in tour per tre mesi, registravano due album ed una miriade di 7” in meno di un anno. Poi si scioglievano… la loro vita cambiava completamente, uno di loro andava a studiare altrove, uno si sposava ed un altro si convertiva al cristianesimo. Insomma, qui tutto accade con estrema intensità ed i talenti esplodono continuamente perché la dedizione è (per un periodo limitato) assolutamente concentrata.
 
Poi vabbè, certe controculture sono nate qui, c’è poco da fare. Un gruppo che ha solo un CD-R in mano può comunque andare in tour perché c’è una scena particola ad accoglierlo. E qui è bene smetterla di associare il termine “scena” a qualcosa di negativo. La “scena” permette ad un gruppo di crescere e senza essa, ci ritroveremmo senza concerti e l’elemento sociale collegato alla musica andrebbe completamente perso, riversandosi sul fattore “business”.
 
Infine, qui la professionalità detta legge. Quando un gruppo inizia a suonare in giro, non lo fa mai così per fare… insomma, hanno tutti il gene del sogno americano in testa e si sbattono (con attitudine da vincente) per suonare di più, pubblicare un disco, ecc, ecc, ecc… Come vedi, è facile che saltino fuori centinaia di migliaia di artisti e che ci sia spazio (e soldi) un po’ per tutti.
 
6 tu davide sei un grande appassionato di cinema, anche di grossi blockbuster, ma di queste produzioni ci parleranno altri. tu invece puoi darmi una piccola guida alla cinematografia "indipendente" usa: che c'e' di nuovo sotto il sole? quali saranno i prossimi "io l'ho visto in lingua originale due anni prima di te"?
 
Ce ne sono tanti Jukka, troppi! E poi la differenza tra “indipendente” e “mainstream” non ha più senso. Nell’ultimo anno ho visto una miriade di documentari fantastici… quelli sì che meritano sul serio.

ok, non ne parla qui, ma sull'ultimo numero di blow up. se volete approfondire...

venerdì, dicembre 09, 2005

Rough books

preparate la vostra libreria. i tipi della Black Dog Pubblishing si apprestano a lanciare una serie di monografie dedicate ad alcune delle più influenti label degli ultimi anni. il primo volume, a cura di rob young(the wire) è dedicato alla warp. il secondo: rough trade!

giovedì, dicembre 08, 2005

JRemixology

anche il musicista piu' scarso di questa terra vuole fare un remix.
io sono su questa terra. sono un musicista scarso ed almeno due remix li ho fatti. questo e' il primo, si tratta di una versione di "the big addiction" dei julie's haircut.

I want more-The Year DFA Broke

questo e' stato il definitivo anno di consacrazione per James Murphy. uomo intelligente, dal gusto raffinato, che non rilascia un'intervista senza almeno dire una cosa intelligente. mica cosa da poco! pensate alle interviste dei ragazzetti della nuova cool britannia e fate il paragone. tra gli americani "emersi" negli ultimi tempi e' di gran lunga il piu' immediato e naturale: lo dico pensando agli insopportabili devendra e cocorosie varie, am in parte anche di anthony(bravo, ma anche piu' ingombrante come figura).
james murphy possiede tutta quella antipatia genuina tipica dei punk americani: sempre un po' piu' colti rispetto agli altri sfigati della classe, i secchioni con la maglietta del gruppo che non ti aspetteresti.
lo dimostrano le sue produzioni musicali, i suoi remix, le selezioni per i djset...insomma tutto l'immaginario e le attività che ne fanno un personaggio. "il" personaggio dell'anno che se ne va.

ps le sue maglie dei can sono "respect"..voi cliccate sul titolo e scaricate "i want more" unico singolo scala charts inglesi datato 1976. dentro ci trovate un sacco di indizi utili sul suono di oggi, sul suono dfa.(non trovate anche voi che la chitarra iniziale, storpiata dal tremolo sia molto black dice...mi sbaglio?)

mercoledì, dicembre 07, 2005

The Mount Everest for long distance swimmers.

ci sono persone che hanno una sensibilità altra. cuori talmente grossi che se non li si ascolta rischiano di scoppiare all'improvviso. pum! e non rimane più nulla. mille emozioni che svolazzano nell'aria, come nelle scene finali di "zabrinskie point", quelle interminabili esplosioni. quella che segue e' l'ultima-in ordine cronologico, sia ben chiaro- causa di una lunga serie di lacrime immaginarie che i notwist ci hanno fatto versare. si sa, hanno cuori talmente grossi che li si deve ascoltare...ancora ed ancora ed ancora.

The Notwist-Solo Swim

1 The channel is not your friend
2 It’s cold, you’ll shiver
3 Don’t swallow the seawater
4 Try to get the extra-centimeter out of every stroke
5 Rhythm reduces effort
6 Put one hand in front of the other until you grab the sand
7 Think about anything and everything but not about how much longer
8 The water is never what you expect.
9 Never give in to drowning
10 Even if you are perfect, there’s no guarantee

The documentary-moviemaker Jörg Adolph and his cameraman Luigi Falorni are telling the story of the mystic 33 kilometres from Dover (UK) to Calais (France). The Mount Everest for long distance swimmers.

For the belonging soundtrack „Solo-swim“ the Notwist worked with dissected guitars and electronic, but they also let Nick Drake and his acoustic guitar cross the channel.

Alison

per tornare nelle bellezze del mondo dopo le brutture del quotidiano che ci circonda, cliccate il titolo di questo post, scoprirete uno dei significati della parola bellezza. e porta un nome di donna.


ps i ragazzi che hanno scritto quella canzone, si chiamavano slowdive: tutti i loro dischi-sono stupendi- li trovate freschi di ristampa con chicche da collezionisti incluse. a james murphy non dovrebbero dire molto. a me piacciono, da morire!(questa e' la mia canzone preferita di sempre)

martedì, dicembre 06, 2005

Poche balle!

"pochi bali" e' un' espressione usata dalle mie parti(e forse anche dalle vostre), a sta a significare più o meno:bando alle ciance largo ai fatti, non ti piace, e' cosi' lo stesso! dopo una serie di post legati alla musica riatterriamo sul pianeta terra, e senza la supponenza di entrare nel merito della questione TAV, riportiamo una brillante dichiarazione di quel "canalusso" che in molti volevano addirittura come presidente della repubblica: "La Tav è un' opera utile per il Paese, i cittadini devono solo essere meglio informati, ma noi comunque siamo favorevoli alla sua realizzazione".ah, le parole sono di emma bonino. alla faccia di essere libertaria e democratica. tanto per capirci, la cosa che più spaventa e' l' inciso finale "ma noi comunque" dopo che si e' detto che i cittadini devono essere meglio informati. cioè se anche informati non gli sta bene, cavoli loro noi siamo comunque d' accordo! ecco, per fortuna io non sto in val di susa, per fortuna non sono radicale(dio me scampi..anche se non credo in dio) e per fortuna che stanotte non mi hanno selvaggiamente e codardamente caricato le forze dell'ordine. dico per fortuna, perché altrimenti le bestemmie nei confronti della bonino e il tir di uova marce alla prima occasione non le si facevano scampare. il sostegno ad una cosi non lo si e' mai dato e mai lo si darà.
ed una così la si voleva come presidente della repubblica. ah, quella delle banane si, ma anche il "bel paese" ha il suo decoro.(per inciso vorrei ricordare la figura della signora emma bonino come quella che era contro la "partitocrazia", ma nel frattempo ha formato una "cosa" che dovrebbe essere un movimento politico/partito/cartello elettorale-la rosa nel...pugno-, e che prima delle regionali, in cerca di apparentamenti politici ed inequivocabilmente di "poltrone"-per dirla come fanno loro, i radicali- andavano a bussare alle porte dei vari partiti per farsi aprire, che poi fossero di destra o sinistra poco importa, chi offre di più e' il vincente come nelle aste.)

lunedì, dicembre 05, 2005

Soft Power




ho trovato questa foto sul web. non so chi sia l'autore. forse il solito ed italianissimo stefano giovannini.
cmq questa volta cat power rientra appieno nella categoria soft core... perche'? oh, se siete ciechi mica e' colpa mia.

sabato, dicembre 03, 2005

In un turbine metallizzato trapanata da un basso pneumatico

la frase riportata nel titolo del post non e' il prossimo film di valeria bruni tedeschi e neppure il nome di un porno movie. e' semplicemente una frase usata da Beppe Badino per descrivere una canzone. semplicemente, ovvio!
sul corrente numero di rumore, dove il nostro scrive, ci sono altri esempi shambadelici. ad esempio voi come descrivereste i fantastilabolosi Artic Monkeys:
"ultima detonazione dal cuore industriale dello yorkshire... l'eco del fragore.... di nuove capigliature.... mod tellurico... alla luce di una tempesta vibrasonica. punta di diamante dell'ariete... anticonformista un po' pre-"swinging"... sono probabilmente la prima prossima "superstar band" della generazione download....
le sublimi acuminate trame... del loro introduttivo 45giri estivo.... sono divenute, in un batter di ciglia, anthems generazionali. ecco un parere sul "rumore basilare" della prossima stagione... traccie tradotte direttamente da internet: ..le sue righe irradiano multicolori rime artistiche, sature di elettricità collettiva annaffiata con misurati profumi pop... piccolo capolavoro post-garage con chitarra solista muriatica, affilata come una lama di Toledo"

"incantagione alla prima"... lettura!
(tutto questo post e' stato redatto secondo il dogma del Philo-diretto o di una Creative Philo License...quindi cut'n'paste a buco)

venerdì, dicembre 02, 2005

Sick Soundtrack

nel giugno novantacinque iniziai un processo di approfondimento della materia new wave molto intenso. non erano anni in cui quei suoni andavano di moda, macchissenefregava, io ero contro quello che ascoltavano tutti gli altri. i nirvana mi facevano schifo(falso), li trovavo insopportabili(vero). peggio ancora i loro fan, che dannati, si muovevano come cobain informi in quel di reggio emilia. era umiliante per chi come me aveva visto il trio di seattle come gli anti guns'n'roses wannabe. sembrava che il mondo della musica si fosse fermato con la scoperta post mortem dell'autore di "nevermind"! per molti della mia generazione cosi fù. una cosa immensamente triste.
quindi il culto della "nuova onda" era cosa per pochi eletti. quell'anno fummo coadiuvati pure dalla bella giuda pratica sul tema edita da Rumore: abbinata a quella dell'anno precedente sul punk, veniva portata nella tasca posteriore sinistra dei jeans ogni sabato pomeriggio passato a caccia di dischi. "nikki sudden....mmm...ok, la guida dice ok... stiff little fingers..di botto.... magazine..dio walzer!...the only ones...spacca....gaznevada...oh...saran mica italiani..tipo i litfiba???"
ecco i gaznevada. tra un po' in molti ne parleranno, grazie a riscoperte di varia natura. dai metro area a max casacci(fonte conversation intercom). al tempo faceva senso prendere in mano un disco italiano datato 1980. già mi stavano antipatici i cccp causa monsignor ferretti ed il casotto che avevano fatto alla locale festa de l'unità nei primi anni di attività(tanto che ero stato lasciato a casa con i nonni...potevo esserci e dire "i was there"....fanculo), i litfiba erano quello che erano nel 1995 cioe' monnezza. insomma dei gruppi italici attivi negli anni 80 non si aveva molta fiducia, apparte i Grandi dell'hardcore italiano 82/83.
i gaznevada finirino nella mia collezione di dischi nell'autunno 1995 per 5mila lire(ovviamente la mia non e' una delle prime mille copie:manca il 7"!!!). fu un'acquisto coraggioso, e per questo ancor piu' interessante, per un pischello come me.
il disco suona ancor oggi molto potente ed attuale, forse perchè certi suoni li sentiamo ognidove, forse perchè sick soundtrack era e resta un gran disco. nervoso ed inconsapevole come tutti i migliori frutti di quella stagione. dopo l'onda, il riflusso...ma e' un'altra storia...

giovedì, dicembre 01, 2005

Fatevelo dire on-line!

Ok, concordo con molti di voi che andare sul sito della coca cola non e' ne movimentista ne molto antagonista. ma sinceramente non me ne frega un cavolo!
andate qua http://www.coke-light.de/ cliccate sulla sezione "weltrekord". li potete vedere una bella pulzella che legge in tempo reale dei messaggi ricevuti on line. ogni tanto si beve la sua "cola leggera" e dice quanto e' buona... proprio buona!
ovviamente potete mandare anche voi un messaggio, anche in inglese se non sapete il tedesco, e lei gentilmente ve lo leggerà.
quando con i suoi occhioni ha guardato verso l'italia dicendo "ciao jukka ciao" mi son quasi commosso.

nota notturna: ah ora c'e' un cartello che indica l'assenza della pulzella e ne annuncia il ritorno in mattina.

Chip Calienti!

gli Hot Chip a vederli sono dei perdenti da scuola di provincia. tanto che alla scorsa edizione del Sonar in quel di Barcellona si e' preferito al loro show l'esibizione degli Hood. un tipo come james murphy, non proprio l'ultimo arrivato, e' stato visto piu' di una volta con la loro maglietta e nelle interviste spesso ne ha cantato le lodi. se ne e' parlato bene ogni dove , adesso stanno per sbarcare pure negli stati uniti.
a dire il vero il loro primo album e' tanto interessante quanto noiso ed ingenuo. questo gusto assolutamente naif e "poccione" nell'ipotizzare un funk analogico molto lo-fi, quasi di cartone sulla lunga distanza mostra la corda. uno Stevie wonder passato in candeggina ed armato di casiotone dimostra limiti gia' nel descriverlo cosi' sommariamente.
ma le buone notizie arrivano in questi giorni. tutte le ore di palestra sembrano aver portato buoni frutti in sala di registrazione, soprattutto se coadiuvati dall'aiuto dei tipi della DFA. esce oggi-no due giorni fa!!- il nuovo singolo "over and over/just like we (breakdown)". gli hot chip sembrano aver trovato la quadra alla loro formula espressiva., un soul analogicamente scazzato e ritmato ora molto piu' compatto ed electro. totalmente dance.pienamente in chiave DFA.
non ci resta che aspettarli con il prossimo album. ora recuperatevi il nuovo singolo e magari anche le traccie sulla compila della kitsunè(una label con cui mi piacerebbe fare due, anzi cinque, chiacchiere).


come sempre il titolo ha il suo perche'.

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