venerdì, dicembre 16, 2005

Italia, ti odio!

il welfare italiano e' molto presente e all'avanguardia, scherzo dato che è pidocchioso e caritatevole. non parlo solo del welfare reale, ma del modo con cui, chi "pensa" di musica e chi fruisce la musica italiana spesso parla di essa: i musicisti italiani sono figli di un dio minore, mettiamoli in categorie a parte e caritatevolmente aiutiamoli con amore e compassione. un atteggiamento che fotocopia appieno le abilità d'italia: arti da parrocchia. perciò non ci si deve sorprendere delle categorie speciali nelle classifiche di fine anno, dove i dischi italiani spesso sono relegati in categorie a parte, come il collocamento straordinario per i diversamente abili.
la musica ha il diritto di esser considerata per quello che e'. senza confini e senza code di paglia. se i diversamente abili italiani, sono davvero inferiori ai normalmente abili stranieri, che siano presi a pedate in culo, o cmq giudicati con obiettività. e' sinceramente intollerabile un giudizio quale "bello, e' un disco italiano": che vuol dire? "e' un disco fatto da degli italiano, poveracci piu' di cosi non potevano fare...?" quando poi il giudizio viene da uno che italiano lo e' pure lui, e quindi ci si trova di fronte ad un razzismo tra pari, la cosa assume contorni di una arretratezza culturale spaventosa ed intellettualmente inaccettabile.
in tutto questo e' ovvio che si deve anche considerare il modo di concepire un gruppo che i musicisti stranieri hanno: un gruppo di new york, nel 90% dei casi, ragiona anche su tutto il resto che compone l'immaginario e' l'estetica del suo "essere band e non semplice passatempo". non sono solo spillette e "all star". quella e' la visione provinciale e pecoreccia. nella maggior parte dei casi ci vengono "venduti" non solo ragazzi e ragazze che suonano canzonette, ma attraverso una band ci si (rap)presenta un mondo, un'attitudine, una storia che e' capace di andare anche oltre la musica. dietro gli strokes c'era molto altro, dietro gli oneida molto altro, dietro i fugazi molto altro, dietro i lightning bolt, dietro la dfa, dietro gli smiths??? sempre molto altro.
quindi non sorprende se gruppi come offlaga disco pax ed amari nel 2005, sono risultati i gruppi "italiani" amati da molti(almeno, stando a quello che "si dice" sui secondi, ed anche nei fatti per i primi). la cosa non deve sorprende. le band in questione hanno realizzato un loro percorso che le ha contraddistinte con un'immaginario ben preciso, prima ancora che musicalmente. e' facile per un ascoltatore che ne affronta i cd, i video, le canzoni comprendere che dietro la musica c'e' tutto un mondo, da scoprire da partecipare da condividere. per questo "svettano" tra la massa delle numerosissime uscite anonime d'italia.
e' qui che i nostri cari connazionali musicisti, troppo spesso considerati "diversamente abili", dovrebbero prestare piu' sforzi ed attenzione. di gruppi italiani con una buona scrittura e canzoni a ben vedere c'e' ne sono. troppo spesso manca tutto il resto, che non è cosa secondaria almeno dai tempi di robert johnson.
in ultima analisi, ricollegandoci quindi al punto di partenza, anche tutti gli altri "addetti ai lavori" dovrebbero cambiare la loro attitudine nei confronti delle band italiane: non sono figlie di un dio minore; buttatele nel mucchio, non tenetele fuori, fatele vivere tra gli stranieri (che grandi o piccini sono sempre nel mucchio) che imparino a giocare con loro. da battisti ai massimo volume ci sono perle che nessun'altro al mondo ha mai avuto. non diamoci pervinti.

Commenti:
diciamo che sono perdutamente d'accordo.
 
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