venerdì, gennaio 30, 2009

la prima impressione che si ha ascoltando "the floodlight collective" di lotus plaza e' che questo disco sia l'ideale seguito di "cryptograms" dei deerhunter. del resto lotus plaza non e' altro che lockett pund, l'unica persona che assieme a bradford cox firma alle volte i pezzi dei deerhunter.
ora una domanda si fa imperante: "strange lights" è farina del sacco di pund o quella di cox? oppure pund e' solo uno che sta studianto per battere il maestro?

roba da fanatici, lo so.

mercoledì, gennaio 28, 2009

"L'introduzione della soglia di sbarramento al 4 per cento non e' fatta contro nessuno, anzi aiutera' i processi di aggregazione e prosegue nella direzione della semplificazione" evitando che alle europee ci sia "un elenco insopportabile" di piccoli partitini.


parola di dario franceschini. un accordo fatto con la maggioranza berlusconiana, comlimenti. un partito dalle grandi battaglie.
un modo come un altro per cercare di contenere la fuga degli elettori dal
pd richiamando nuovamente al voto utile davanti ad uno sbarramento? aspettiamo di vedere l'innovazione con l'annuncio dei capolista...

martedì, gennaio 27, 2009

il soundcheck di una band in tour è un rito. ci sono cose che sono eseguite in modo preciso. con un cerimoniere che guida gli eventi: il fonico.
Sollo, il nostro fonico e membro aggiunto dei giardini di mirò, ha suonato per tutto il tour di punk not diet un disco per testare gli impianti dei locali che ci ospitavano: map of what is effortless dei telefon tel aviv. un disco che anche non volendo è patrimonio comune, un ascolto comune e che segna la nostra comunità.
durante il primo tour tedesco la nostra attenzione per la musica elettronic aera altissima. dopo la sbornia post rock e varie, il suono che ci interessava passava spesso dalle parti di campionatori e computer. in quel tour l'act che ci accompagnava ed apriva le serate si chiamava nitrada. un amico tedesco con una sana passione per la canzone in formato elettronico. durante quel tour avevamo anche una dj al seguito che suonava una selezione di dischi per introdurre il concerto e per accompagnare la fine della serata. ricordo una sera a dresda, quando andai da silke, la dj, per chiedere chi era l'autore dei suoni che stavno uscendo quel momento dall'impianto audio: si trattava di fahrenheit fair enough dei telefon tel aviv.
le coincidenze non sono sempre gradite. forse oggi non avrei voluto leggere il messaggio mandatomi da corrado. "uno dei telefon tel aviv e' morto". charlie cooper abbandona la vita a soli 31 anni. fa male pensare che il loro nuovo disco uscito in questi giorni porta un titolo dallo strano sapore. immolate yourselves.

giovedì, gennaio 22, 2009

non sono uno da centro sociale. per nulla. ne ho frequentati, parecchi, in diversi periodi, per diversi motivi. quasi sempre per faccende musicali. non ci siamo mai amati troppo, ma fino a qualche tempo fa certi suoni passavano solo da li.
in questo modo sono venuto a conoscenza del conchetta, o cox 18.
uno dei pochi posti che ho sempre trovato accogliente.
non lo dico perchè fa bello e de sinistra opporsi allo sgombero di quella esperienza.
e neppure perchè giardini di mirò milano l'hanno iniziata a conoscere da li.(c'è una bella vhs di un nostro concerto da quelle parti da riversare in digitale. forse ora più che mai)
la scorsa primavera abbiamo eseguito "il fuoco" all'auditorium verdi, che sta li dove si imbocca il senso unico di via conchetta. dopo il soundcheck sono uscito per fare due passi. il cox 18, oltre al mercatino bio(frutta e verdura), e la libreria, ospitava un artista impegnato nel rifare il trucco della facciata. Blu all'opera, nell'unico pomeriggio che passi a milano. cose che li, capitavano. blu che aveva ascoltato i giardini di mirò sulla macchina della ragazza che lo aveva portato li. il caso, del tipo che fa piacere.
molti altri sono gli aneddoti personali legati a quel pezzo di milano e della cultura antagonista italiana.
un risotto alla milanese, piuttosto che una polaroid con scritto sopra "gli opposti..." e due amici che fanno pace, manuele che dorme per terra alticcio dopo un concerto, o la sera che abbiamo conosciuto una uma thurman a caso, oppure quando da bergamo si andava a fare un salto a milano e spesso si andava a bere una cosa al cox.
insomma un approdo in terra straniera.

ora c'e' milano con qualcosa che la rende meno speciale e sicuramente meno accogliente, per me che avevo inziato apprezzarla anche attraverso quelle isole di differenza che continuano a resistere in una città tutta da bere.


qui un bell'articolo di ivan berni apparso sulle pagine locali milanesi de la repubblica

hot chip - transmission(joy division cover)
si rischia sempre l'affronto, ed invece
me gusta.



oh a me questi son sempre piaciuti. no, il prossimo singolo e' roba da poveretti mentre i vecchi pezzi son sempre belli(massì anche the city of...che è abbastanza recente). e cmq quel trombone di bono che dopo una pausa dice "not just an american dream....and a palestinian dream"...cioe', insomma, in fin dei conti lo dice li alla festa di insediamento del presidente degli stati uniti...

mercoledì, gennaio 21, 2009

come quelli che ascoltano doors


capisco la paura di molti e l'insofferenza verso gli hype che circondano dischi in ambito avant/rock ed affini. ieri erano i fuck buttons oggi sono gli animal collective con il loro nuovo disco(bello, bello). se ne parla tanto, piaceranno anche agli insospettabili, a chi era detrattore o dubbioso fino a ieri(io), saranno l'ennesima spilletta da mettersi sulla giacchetta senza nemmeno averne indagato troppo il suono. una cosa insopportabile quasi come le biciclette a scatto fisso(non tanto le biciclette, belle, quanto la "mania"). tutto quello che volete. metteteci tutti i dubbi che volete.

ma se proprio debbo dirvela tutta. preferisco che la moda si abbatta su suoni che in un qualche modo ricercano altro, che lanciano una sfida ecc ecc piuttosto che gli Arctic Monkeys o i clap your hands say yeah.

davvero io non riesco a scandalizzarmi se il famolo strano in musica e' l'hype per una mezza stagione. magari qualcuno si appasiona davvero ad un certo modo di ascoltare e fare musica. no?



ps io di nascosto li ascolto i doors. ma assicuro che non leggo i libri di poesie di jim morrison. questo no. e' che quando facevo il ragazzo hc non si potevano dire queste cose...

Roma, Fini contestato alla Sapienza
e uno studente urla: "Sei un fascista"


così titola la versione online della repubblica. un gran bel titolo importante. che racconta molto del giornalettismo italiano oggi.
riprendetevi.

martedì, gennaio 20, 2009

Go East!


bello! alcune mie foto sono state selezionate da Hi-Low Magazine, rivista digitale di fotografia con sede bejiing, taipei e hsinchu.
Scaricate il n10 così mi dite che ne pensate. per le altre foto c'è sempre flickr... e altro più avanti.

lunedì, gennaio 19, 2009


domenica, gennaio 18, 2009


venerdì, gennaio 16, 2009

dirty rotten imbambii



"... che si guadagnò anche una recensione bellissima su Abbestia che si chiudeva con un "non importa poi se il tutto sia praticamente inascoltabile"

circa 95!

giovedì, gennaio 15, 2009


lunedì, gennaio 12, 2009


domenica, gennaio 11, 2009

Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza?
di Mustafa Barghouti
(Ex Ministro dell'Informazione del governo di unità nazionale palestinese)

Ramallah, 27 dicembre 2008

E leggerò domani, sui vostri giornali,
che a Gaza è finita la tregua.
Non era un assedio dunque, ma una
forma di pace, quel campo di
concentramento falciato dalla fame e dalla sete.
E da cosa dipende la differenza tra la pace e la guerra?
Dalla ragioneria dei morti? E i bambini
consumati dalla malnutrizione, a quale conto si addebitano?
Muore di guerra o di pace, chi muore perché manca l'elettricità in
sala operatoria?
Si chiama pace quando mancano i missili - ma come si
chiama, quando manca tutto il resto?

E leggerò sui vostri giornali, domani, che
tutto questo è solo un attacco preventivo, solo legittimo,
inviolabile diritto di autodifesa.
La quarta potenza militare al mondo,
i suoi muscoli nucleari contro razzi di
latta, e cartapesta e disperazione.
E mi sarà precisato naturalmente, che no,
questo non è un attacco contro i civili - e d'altra parte,
ma come potrebbe mai esserlo, se tre uomini che
chiacchierano di Palestina, qui all'angolo
della strada, sono per le leggi israeliane un nucleo di resistenza,
e dunque un gruppo illegale,
una forza combattente? - se nei documenti
ufficiali siamo marchiati come entità nemica,
e senza più il minimo argine etico, il cancro di
Israele?
Se l'obiettivo è sradicare Hamas - tutto questo rafforza Hamas.
Arrivate a bordo dei caccia a esportare la retorica della democrazia,
a bordo dei caccia tornate poi a strangolare l'esercizio della
democrazia - ma quale altra opzione rimane?
Non lasciate che vi esploda addosso improvvisa.
Non è il fondamentalismo, a essere
bombardato in questo momento, ma tutto
quello che qui si oppone al fondamentalismo.
Tutto quello che a questa ferocia indistinta
non restituisce gratuito un odio uguale e
contrario, ma una parola scalza di dialogo,
la lucidità di ragionare
il coraggio di disertare - non è
un attacco contro il terrorismo,
questo, ma contro l'altra Palestina,
terza e diversa, mentre schiva
missili stretta tra la complicità di
Fatah e la miopia di Hamas.
Stava per assassinarmi per autodifesa, ho
dovuto assassinarlo per autodifesa -
la racconteranno così, un giorno i sopravvissuti.

E leggerò sui vostri giornali, domani,
che è impossibile qualsiasi processo di pace, gli
israeliani, purtroppo, non hanno qualcuno con
cui parlare. E effettivamente -
e ma come potrebbero mai averlo,
trincerati dietro otto metri di cemento di Muro?
E soprattutto - perché mai dovrebbero averlo, se la Road Map è solo
l'ennesima arma di distrazione di massa per l'opinione pubblica
internazionale?
Quattro pagine in cui a noi per esempio, si chiede di fermare gli
attacchi terroristici, e in cambio, si dice, Israele non
intraprenderà alcuna azione che possa minare la fiducia tra le parti,
come - testuale - gli attacchi contro i civili.
Assassinare civili non mina la fiducia, mina il diritto,
è un crimine di guerra non una questione di cortesia.
E se Annapolis è un processo di pace, mentre
l'unica mappa che procede sono qui intanto le
terre confiscate, gli ulivi spianati le case demolite, gli insediamenti
allargati - perché allora non è processo di pace la proposta saudita?
La fine dell'occupazione, in cambio del riconoscimento da parte di
tutti gli stati arabi. Possiamo avere se non altro un segno di
reazione?
Qualcuno, lì, per caso ascolta, dall'altro lato del Muro?

Ma sto qui a raccontarvi vento.
Perché leggerò solo un rigo domani, sui vostri giornali e solo domani, poi
leggerò solo, ancora, l'indifferenza.
Ed è solo questo che sento, mentre gli F16 sorvolano
la mia solitudine, verso centinaia di danni collaterali che io
conosco nome a nome, vita a vita - solo una vertigine di infinito
abbandono e smarrimento.
Europei, americani e anche gli arabi - perché dove è finita la
sovranità egiziana, al varco di Rafah, la
morale egiziana, al sigillo di Rafah? - siamo semplicemente soli.
Sfilate qui, delegazione dopo delegazione -
e parlando, avrebbe detto Garcia Lorca, le parole
restano nell'aria, come sugheri sull'acqua.
Offrite aiuti umanitari, ma non siamo mendicanti, vogliamo
dignità, libertà, frontiere aperte,
non chiediamo favori, rivendichiamo diritti.
E invece arrivate, indignati e partecipi, domandate cosa
potete fare per noi. Una scuola?
Una clinica forse? Delle borse di
studio? E tentiamo ogni volta di convincervi - no, non la generosa
solidarietà, insegnava Bobbio, solo la severa giustizia - sanzioni,
sanzioni contro Israele.
Ma rispondete - e neutrali ogni volta, e
dunque partecipi dello squilibrio, partigiani dei
vincitori - no, sarebbe antisemita.
Ma chi è più antisemita, chi ha viziato Israele
passo a passo per sessant'anni,
fino a sfigurarlo nel paese più pericoloso al mondo per
gli ebrei, o chi lo avverte che un Muro marca un
ghetto da entrambi i lati?
Rileggere Hannah Arendt è forse antisemita, oggi che siamo noi
palestinesi la sua schiuma della terra,
è antisemita tornare a illuminare le sue pagine sul potere e
la violenza, sull'ultima razza soggetta al colonialismo britannico,
che sarebbero stati infine gli inglesi stessi?
No, non è antisemitismo, ma l'esatto opposto,
sostenere i tanti israeliani che tentano di scampare a una nakbah
chiamata sionismo.
Perché non è un attacco contro il terrorismo, questo,
ma contro l'altro Israele, terzo e diverso,
mentre schiva il pensiero unico stretto tra la
complicità della sinistra e la miopia della destra.

So quello che leggerò, domani, sui vostri giornali.
Ma nessuna autodifesa, nessuna esigenza di sicurezza.
Tutto questo si chiama solo apartheid - e genocidio.
Perché non importa che le politiche israeliane,
tecnicamente, calzino oppure no al millimetro le definizioni
delicatamente cesellate dal diritto internazionale, il suo
aristocratico formalismo, la sua pretesa oggettività non sono che
l'ennesimo collateralismo, qui, che asseconda
e moltiplica la forza dei vincitori.
La benzina di questi aerei è la vostra
neutralità, è il vostro silenzio, il suono di queste esplosioni.
Qualcuno si sentì berlinese, davanti a un altro Muro.
Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza?

3 gennaio 2009

ps grazie andrea per avermi fatto leggere queste parole. in mezzo alla banalità mediatica mi erano scappate. imperdonabile

giovedì, gennaio 08, 2009


la musica di tim hecker si può anche descrivere. qualcuno ha detto in passato "cathedral electronic music", riuscendo con tre parole a definire la dimensione sonora toccata dal giovane canadese. difficile, in effetti, raccontare meglio i paesaggi sonori disegnati attraverso un complicato software autocostruito e qualche aggeggio hardware come pedalini e radio fm, che così elencati potrebbero portarci fuori pista. ed invece arriva l'ascolto che lascia pochi dubbi mettendo da parte le parole. tasto play pigiato e le cattedrali sonore appariranno davanti a voi. anzi, entreranno in voi. una spiritualità digitale mai così calda, mai così capace di trasmettere emozioni avvolgendo, lasciandoci la senzazione di una mente umana capace di interpretare il sublime.
le cattedrali di musica elettronica regalateci di tim hecker sono luoghi laici, dove tutti possiamo liberarci nell'ascolto e toccare quel divino che è la musica senza chiacchere e tutta pelle d'oca.


il nuovo album "an imaginary country" esce tra qualche settimana su kranky.
io ho scritto quattro righe perche' amo i dischi di questo autore.
se vi interessano le sonorita ambient-drone-noise: ascoltatelo.
se non vi interessano: ascoltatelo.
ripeto, e' un disco stupendo

martedì, gennaio 06, 2009

se vi interessa la questione israelo palestinese leggete Leonardo

"Gaza is now an experiment in provocation. Stuff one and a half million people into a tiny space, stifle their access to water, electricity, food and medical treatment, destroy their livelihoods, and humiliate them regularly...and, surprise, surprise - they turn hostile. Now why would you want to make that experiment?"
Brian Eno

domenica, gennaio 04, 2009




secret furry hole is a project by jukka reverberi/silke krieg

sfh 001: borghesia, a/v with library tapes, machinefabriek, die stadt der romantische punk, fabio orsi. cdr

3+1 euro. thisisourdiet@gmail.com

giovedì, gennaio 01, 2009



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