mercoledì, giugno 25, 2008

mitologia dell'indierock vs ideologia


magari kevin shields ha preso un libro sui templari. anche se non credo. i fantasmi che stavano nelle ragioni di uno hiatus decennale sembrano stare ancora tutte nelle plettrate nervose che hanno accompagnato ogni cambio chitarra. ovvero, tra un pezzo e l'altro. tutti. plettrate decise a provare suono ed accordatura. plettrate decise per sottolineare un incertezza.
il padre padrone dei my bloody valentine lo affronta così il concerto. l'ultimo a dire "via si parte" con un cenno del capo verso le bacchette di colm o'closing. quello con i volumi mostruosamente più alti di tutti, pronto a seppellire le melodie delle canzoni ma anche il resto della band nei tormenti della sua chitarra. quasi l'amico timido ed un pò secchione che non parla mai ma quando ha in mano il ferro della passione si trasfigura diventando la bestia che arrosisce. ma nel profondo, sempre bestia del suono è. gli altri musicisti sono li. dietro un muro di suono che li schiaccia. bilinda, altra voce ed altra chitarra e' carinamente di contorno. non me ne si voglia. l'idea e' quella che kevin shields l'abbia usata come uno strumento od un arrangiamento. forse anche fondamentale nell'equilibrio della storia del quartetto, ma un gradino sotto il padrone. il gia' citato colm o'closing batterista rullantissimo davvero molto bravo nel ricordarci che in uk negli anni tra la fine degli 80 ed i novanta era tutta una rullata alla fine di strofa o ritornello si intende molto bene con debbie googe, bassista dal tiro incredibile sia per partecipazione alle danze che quantità di suono. la ritmica. puntuale precisa, che cerca di sopravvivere al muro di rumore e di cordinare la mole di suono in un qualcosa di piu' ordinato e preciso.
il concerto ci travolge con tutte le sue ansie e delizie. alcuni pezzi decisamente incerti nell'essere pezzi da studio rifatti live. tutti gli altri decisamente splendidi, da portare via meta' dei concerti visti in questi ultimi anni, se non da sempre(sia detto, gli amati sonic youth non mi hanno mai colpito in questo modo). "only shallow" "you never should" "soon" "feed me with your kiss" "sueisfine" sono semplicemente incredibili. tolgono il dubbio sulla serietà dell'operazione: questi sanno ancora emozionare.
poi c'è il capitolo mitologia del rock, anzi del rock indipendente: you made me realize ed il famoso cuneo di rumore brutalizzante piazzato in mezzo. una cosa di cui se ne è letto in lungo ed in largo tra fanzine cartacee, melody maker/nme, the wire e tutto il gossip internettaro. roba che ti ci formi su un mito del genere. provi a pensare che poteva essere assistere ad un momento di mitologia dell'indierock. poi prendi un volo low cost da parma, ritiri il biglietto che un amico ti ha comprato otto mesi primi alla cassa, dai uno spintone a bradford cox mentre entri, ti godi un grande concerto(mandi anche un paio di sms...si da burinaccio... lo fai anche te)....e strofa ritornello strofa ritornello sbammm ti trovi in mezzo alla mitologia...e mentre ci sei in mezzo a quel famoso cuneo di rumore inizii a galleggiare... fortuna che ci sono i tappi due mani sopra le orecchie e che sei piazzato di fianco al mixer...quindi distante un quarto di campo da calcio dalle fonti del suono... vibra tutto...il pavimento la bocca dello stomaco le mutande. sepolto dall mitologia indie rock per 24 minuti. rumore bianco ad un volume incredibile. inebetito, quasi quasi vagamente annichilito. pensi pure che sia una dimostrazione di intelletto vagamente fascistoide. il suono che schiaccia l'uomo fatto dal super uomo. voi appellatevi pure al romanticismo...ma su due piedi sono in difficoltà ideologica...
poi quel blocco di rumore ritorna ad essere canzone grazie ad un giro di basso, una rullata, che partono da due comprimari. tutto ok ragazzi, un altro scambio strofa ritornello e buona notte.
ed allora anche le teorie personali devono essere riformulate.
metto da parte l'ideologia. e vado a tentoni. credo che quel blocco noise di venti minuti parli della difficolta dell'essere timidi. si i my bloody valentine sono uno dei modi di vivere la timidezza. tutto il noise, quel muro di rumore che affoga le melodie non è forse la trasfigurazione in musica della barriera che la timidezza ci oppone alla normalità? il famoso blocco noise di venti minuti da oggi per me suona come "tu non lo sai ma io dentro ho questa roba qua". "Don't hate me 'cause I don't know you" le parole nel testo stanno li a dircelo.

ok, ok. nessuna aspettativa disillusa molta soddisfazione ed altre due lezioni a fine giornata.
quando vi dicono "quella band suona alla my bloody valentine" mirate direttamente alle reni e PAM! un gran cazzotto. nessuno suona così o puo' concettualmente suonare in quel modo. punto e basta. non e' questione di volume ma di pensiero. compresi?
ma i fantasmi di kevin shields? come detto molte righe sopra, anche loro stanno bene e fanno sentire il loro peso. non vedo i my bloody valentine come entità capace di sopravviere a se stessa, capace quindi di darci nuova musica. un concerto splendido non implica anche una riscoperta vena creativa. chi e' andato così a fondo nell'investigare alcuni modi del suono difficilmente può riemergere dall'abisso. e forse è giusto che sia così.


vabbeh sono sopravvissuto alla mitologia dell'indierock. per ora è tutto ok!

Commenti:
...grandissimo racconto...me li sento vibrare dentro anche io....e sul discorso timidezza, concordo....la penso anche io quella cosa....io lo faccio con le parole...
and
www.wrong-.splinder.com
 
Grande!è da sabato sera che aspettavo questa recensione!fra l'emozione di esserci stata e l'onore di essere stata di fianco a te..beh,un concerto storico!un abbraccio forte,a presto*sarah*
 
Vedi... tu mi lasci sempre commenti violentissimi, ma io -che sono una persona per bene- ti dico che questo post ha raso al suolo quel cinismo che permeava il mio punto di vista su questa reunion. Forse perchè alla fine ci scordiamo di certi fanatismi, passiamo oltre... poi, in occasioni come queste, ci torna tutto indietro. Una botta fortissima.

Comunque... 29 Agosto, Portraits of Past. 18 Settembre, Mogwai. 19 Settembre My Bloody Valentine + Mogwai!
 
Ma quindi eri te. Tipo all'uscita ci siamo incrociati, quasi sul punto di salutarci (avremmo parlato un paio di volte all'Estragon o al Bronson, capirai...) e c'era sto tipo che aveva tutta l'aria di essere Jukka.
Forse per la botta del finale ancora legittimamente viva nella testa, ma pensavo a un'imitazione d'oltremanica. Gran bel racconto comunque, "quella band suona come i my bloody valentine"? impossibile. Se ti va qui su kalporz (http://www.kalporz.com/recensioni/my-bloody-valentine-londra-live.htm) c'è la mia visione sulla serata.

saluti
Piero
 
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