giovedì, aprile 10, 2008
ti conosco mascherina
Cinque minuti fa è stato postato un bel commento anonimo. forse il commento piu' bello e condivisibili mai ricevuto. credo lo si possa definire un atto d'amore per reggio emilia e le sue genti. presente e futuro
"A Reggio Emilia i quartieri socialmente diversificati ci sono sempre stati. Come in tutte le città d'Italia. E del mondo, mi vien da pensare. Nel dopoguerra e per quarant'anni a Reggio Emilia il PCI si è preso tra il 45% e il 55% dei voti, il che significa che un'altra metà di città con altri valori e riferimenti comunque c'era e c'è. Sono cresciuto nelle case popolari della periferia a sud, dapprima (anni '60) un quartiere di proletari reggiani, poi (anni '70) un quartiere misto di lavoratori e pensionati locali e lavoratori del sud e oggi un
melting pot vario ed eventuale (anziani, operai meridionali, assistenza sociale di natura e grado differente e immigrati stranieri). Però quando mia madre mi ha iscritto alle scuole medie del centro invece che a quelle del quartiere le facce dei figli della piccola neoborghesia nostrana le ho viste. Venivo da una zona malfamata e considerata socialmente pericolosa e come tale oggetto di immediata - e per fortuna solo momentanea - emarginazione (nel 1980...). Nessuna amministrazione pubblica riuscirà mai a demolire secoli di differenze, ma certamente può aiutare a integrare, risolvere o far convivere culture e persone diverse. Questa città accoglie, aiuta, tenta di fare. Ma il pensiero dominante non può demolirlo, non è mai stata in grado di ambire a tanto. Perchè, semplicemente, è impossibile imporre una visione del mondo a una comunità che non è più realmente tale. Temperare e attutire le differenze sociali e il loro darwinismo imperante è già moltissimo, perchè se nuove povertà premono da ogni lato i due terzi garantiti stanno già altrove. Una maggioranza serenamente sushista malvolentieri si aggrega a minoranze di natura e provenienza sospettabile. E la borghesia illuminata qui non si è mai vista, al massimo abbiamo avuto una classe lavoratrice arricchita dalla capacità di intraprendere (o integrata dal cooperativismo) e una piccola e debole imprenditoria agraria per fortuna travolta dalle riforme degli anni sessanta. Siamo passati dalla campagna alla fabbrichetta e poi al denaro in pochi decenni e solo una cultura molto più solidaristica e cooperativistica della media ha impedito a noi l'orrore di altri luoghi. Ma non c'è scampo nè rimedio se non si vigila e non si lotta per mantenere le conquiste passate (e valori minimamente condivisi) e per promuovere un senso civico sempre più debole. Si rischia che questa città resti solo un vago ricordo di ciò che è stata. E che per tutti diventi solo la città di quei tre strani e bellissimi ponti lungo l'autostrada."
"A Reggio Emilia i quartieri socialmente diversificati ci sono sempre stati. Come in tutte le città d'Italia. E del mondo, mi vien da pensare. Nel dopoguerra e per quarant'anni a Reggio Emilia il PCI si è preso tra il 45% e il 55% dei voti, il che significa che un'altra metà di città con altri valori e riferimenti comunque c'era e c'è. Sono cresciuto nelle case popolari della periferia a sud, dapprima (anni '60) un quartiere di proletari reggiani, poi (anni '70) un quartiere misto di lavoratori e pensionati locali e lavoratori del sud e oggi un
melting pot vario ed eventuale (anziani, operai meridionali, assistenza sociale di natura e grado differente e immigrati stranieri). Però quando mia madre mi ha iscritto alle scuole medie del centro invece che a quelle del quartiere le facce dei figli della piccola neoborghesia nostrana le ho viste. Venivo da una zona malfamata e considerata socialmente pericolosa e come tale oggetto di immediata - e per fortuna solo momentanea - emarginazione (nel 1980...). Nessuna amministrazione pubblica riuscirà mai a demolire secoli di differenze, ma certamente può aiutare a integrare, risolvere o far convivere culture e persone diverse. Questa città accoglie, aiuta, tenta di fare. Ma il pensiero dominante non può demolirlo, non è mai stata in grado di ambire a tanto. Perchè, semplicemente, è impossibile imporre una visione del mondo a una comunità che non è più realmente tale. Temperare e attutire le differenze sociali e il loro darwinismo imperante è già moltissimo, perchè se nuove povertà premono da ogni lato i due terzi garantiti stanno già altrove. Una maggioranza serenamente sushista malvolentieri si aggrega a minoranze di natura e provenienza sospettabile. E la borghesia illuminata qui non si è mai vista, al massimo abbiamo avuto una classe lavoratrice arricchita dalla capacità di intraprendere (o integrata dal cooperativismo) e una piccola e debole imprenditoria agraria per fortuna travolta dalle riforme degli anni sessanta. Siamo passati dalla campagna alla fabbrichetta e poi al denaro in pochi decenni e solo una cultura molto più solidaristica e cooperativistica della media ha impedito a noi l'orrore di altri luoghi. Ma non c'è scampo nè rimedio se non si vigila e non si lotta per mantenere le conquiste passate (e valori minimamente condivisi) e per promuovere un senso civico sempre più debole. Si rischia che questa città resti solo un vago ricordo di ciò che è stata. E che per tutti diventi solo la città di quei tre strani e bellissimi ponti lungo l'autostrada."
Commenti:
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Ciao, sono andre. Uno come me che viene dal profondo nord, democristiano prima, e poi profondamente leghista-forzaitaliota-dcnuovi colori, ha sempre vissuto un po' col mito dell'emilia romagna. luogo altro rispetto un po' al resto d'italia. ma un mito.
sì. un mito. che è stato utile al mondo della sinistra.
io vengo da una famiglia storicamente di sinistra....criticissima da sinistra verso il pc.
mai amato il pc in casa mia. luogo di non votanti da sempre, di rivoluzionari, anche di votanti del pc, ma sempre critici....e distrutti dalla sua deriva sempre più consociativista.
l'emilia romagna è diventata lo specchio per le allodole di quello "che potrebbe essere" , di quello che "avrebbe potuto essere". ma è solo l'ennesima figurina del riformismo. della gestione della trasformazione. e non è nemmeno una posizione attendista in vista della...no. è una semplice gestione. al ribasso. ma al super ribasso. e io sono stanco di dire, però in emilia romagna...però in emilia romagna...è semplicemente una strada diversa della rassegnazione. come se più circoli arci, più case del popolo, più cooperative, eccetera, siano una reale strada da percorrere.
sì, mi sono trovato bene in emilia, quando ci sono venuto. ma anche deluso.
sì, forse esagero.
ma sembra la versione democristiana della sinistra.
un abbraccio
andrea
www.wrong-.splinder.com
sì. un mito. che è stato utile al mondo della sinistra.
io vengo da una famiglia storicamente di sinistra....criticissima da sinistra verso il pc.
mai amato il pc in casa mia. luogo di non votanti da sempre, di rivoluzionari, anche di votanti del pc, ma sempre critici....e distrutti dalla sua deriva sempre più consociativista.
l'emilia romagna è diventata lo specchio per le allodole di quello "che potrebbe essere" , di quello che "avrebbe potuto essere". ma è solo l'ennesima figurina del riformismo. della gestione della trasformazione. e non è nemmeno una posizione attendista in vista della...no. è una semplice gestione. al ribasso. ma al super ribasso. e io sono stanco di dire, però in emilia romagna...però in emilia romagna...è semplicemente una strada diversa della rassegnazione. come se più circoli arci, più case del popolo, più cooperative, eccetera, siano una reale strada da percorrere.
sì, mi sono trovato bene in emilia, quando ci sono venuto. ma anche deluso.
sì, forse esagero.
ma sembra la versione democristiana della sinistra.
un abbraccio
andrea
www.wrong-.splinder.com
Jukka,
non vivo in emilia romagna e non sapendo non mi permetto di giudicare la situazione....ma oggettivamente le tue parole sono pregne di un pensiero irreale utopico e senzaltro estremista.....non è cosa per te la politica....e soprattutto dalla parte in cui ti schieri....
non vivo in emilia romagna e non sapendo non mi permetto di giudicare la situazione....ma oggettivamente le tue parole sono pregne di un pensiero irreale utopico e senzaltro estremista.....non è cosa per te la politica....e soprattutto dalla parte in cui ti schieri....
Le parole non sono di JUKKA.
Prima di commentare leggere con attenzione. Il pregiudizio lo si può esprimere senza fare figure grame.
Impegnati!
Altrimenti passi tu da estremista del pressapochismo critichino.
Pirlotto/a
Prima di commentare leggere con attenzione. Il pregiudizio lo si può esprimere senza fare figure grame.
Impegnati!
Altrimenti passi tu da estremista del pressapochismo critichino.
Pirlotto/a
L'Emilia ha dato all'Italia i migliori cantanti e/o musicisti, molti attori e scrittori, molti leader politici (sia di destra, sia di sinistra, sia di centro), molti registi; tutti nutriti da quella grassa e dotta terra ... per non parlare degli asili, invidiati e conosciuti in tutto il mondo. Non è poco, siamo onesti. E non dite " è solo cultura", la cultura, sarà banale dirlo, è tutto. Bravo Jukka e bravo M.C.
Sandro
Sandro
Da stamani si vota. Io non andrò, così ho scelto e non perché mi tiro indietro e preferisco non schierarmi. Il coraggio, perché ce ne vuole, di mettere il proprio nome (juKKa) e la propria faccia è da riconoscere a una persona che mi sembra stia cercando di essere coerente con se stessa e il suo background. Non trovo giusto che lo schierarsi apertamente sia da subito bollato come macchia o come handicap per un musicista. Un esempio su tutti...ciò che farnetica Ferretti è per me inascoltabile e assolutamente incondivisibile, ma la musica dei CCCP/CSI continua a piacermi. Ci si vede a Napoli...
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