lunedì, maggio 08, 2006

Riflessione...

avevo deciso di editare questo articolo, per concentrare tutto l'interesse solo sull'ultima frase quella che mi sembra piu' interessante dal punto di vista critico. poi non me la sono sentita. le parole di pietrangeli sono intense nel riportare la (non piu' sua) storia ... non mi andava di fargli un torto...
pero' ecco la cosa che mi interessa di tutta la faccenda e' nell'ultima riga

io ho solo pensato: "ma possibile che un gruppo canti solo due canzoni che non sono neppure loro ...ma appunto di tutti... e il loro successo anche commerciale poggi su quello?....non mi sono dato una risposta...-privatamente si...pubblica no...e quindi nel dire cosi ho risposto anche pubblicamente..

pensateci su se vi va


Liberazione, 6/5/2006
di Paolo Pietrangeli
"Una mattina di tanti anni fa. Un corpo inerte sotto le scale della
facoltà di Lettere all'università di Roma. Una voce che rimbalza, che si
spande e poi attraversa rapidamente tutta la città, come accade sempre
per le brutte notizie: i fascisti hanno ammazzato uno studente.
Era il 1966: lo studente si chiamava Paolo Rossi, l'avevano spinto giù
dal muretto con cui si conclude la scalinata dal piazzale della Minerva
all'ingresso della facoltà. Fu l'ultima di una serie di provocazioni,
di intimidazioni, di aggressioni, di pestaggi che le squadre neofasciste
facevano da anni dentro La Sapienza.
Si occupò l'università. Per la prima volta.
I funerali di Paolo furono una silenziosa, grandissima manifestazione
antifascista. Nel corteo funebre capitai accanto a mio padre che non mi
aspettavo di trovare lì.
Ebbi la fortuna di scrivere "Contessa"; i casi fortuiti furono davvero
molti: il caso che mi si scatenasse un'appuntito senso di colpa per non
poter partecipare a quell'occupazione, un po' per pigrizia e un po'
perché i miei genitori pretendevano che si cenasse e si dormisse a casa;
occupavo solo di giorno fino alle otto di sera e che occupazione era? Ma
la notte potevo suonare cercare di inventare per poi, il giorno dopo,
far sentire agli altri compagni quello che avevo scritto. Il caso di
essere uno studente universitario in quegli anni.
Il caso di essere diventato comunista solo quattro anni prima a 17
anni.
Il caso di aver scritto il ritornello di "Contessa" in dodecasillabi,
metro perfetto per essere cantato camminando.
In mezzo a tanti gesti di solidarietà di chi mandava ogni genere di
conforto arrivarono anche appetitosi supplì farciti di spilli che
mandarono all'ospedale due tra i più ingordi di noi. Un quotidiano dalla breve
storia, "La Luna", titolò a nove colonne "Figli di Puttana".
I fascisti scomparsi dall'università ci coccolavano da lontano.
1968. Un anno e mezzo più tardi. Manifestazione di studenti a Pisa.
Mentre sono insieme con gli altri in mezzo al corteo parte il coro:
"Compagni dai campi e dalle officine." che mi prende per la nuca, mi solleva
e mi depone gentilmente al lato della strada, con in faccia scolpito di
ebete beatitudine a guardare, io in silenzio, tutti quei ragazzi che
sfilavano e cantavano "Contessa".
1969. Manifestazione per la strage di piazza Fontana. Il cielo è grigio
e nessuno può ancora credere a quello che è successo; gente che piange,
che marcia stringendosi in silenzio. Poi, come un tuono, lo stesso coro
e non sono solo gli studenti a cantarlo.
Comincio a pensare che quella canzone non è più mia, ma di tutti quelli
che la cantano. E la cantano in centinaia di manifestazioni, in decine
di anni, attraverso generazioni che pretendono di ribellarsi ai
soprusi, alle ingiustizie, alle stragi. Ribellarsi ho detto e non fare un
accordo, una mediazione, un ragionamento politico, un compromesso, una
distinzione, una pedagogia, un comizio, un volantino, un programma.
Ribellarsi.
Tra i tanti che la cantano c'è anche un gruppo musicale, i Modena City
Ramblers. Mi chiamano a sentirli in un locale romano, vado li ascolto e
li ringrazio. Siamo negli anni 90.
Aprile 2006. I MCR mi scrivono per chiedermi di poter cambiare il testo
di quella canzone. Mi parlano della responsabilità dell'intellettuale,
dell'artista che si esibisce di fronte a platee giovanili, della
confusione che si potrebbe generare in quei cervelli di fronte a versi come:
«.ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra, vogliamo vedervi finir
sotto terra.» eccetera. Rispondo di non essere d'accordo, ma di voler
restare fedele alla mia idea che quella è una canzone senza copyright,
quindi facessero come credono. Mi mandano il testo.
Rispondo che non mi piace e mi piace ancor meno la spiegazione sui
cambiamenti; detesto la pedagogia dell'artista mi pare presuntuoso di per
sé e diminutivo per la capacità critica del pubblico; mi pare che
giovanile sia sinonimo di attento e non di sprovveduto. Se mi fa senso il
revisionismo storico, mi fa ridere quello "canzonettistico". Li avverto
anche del rischio che possano non essere d'accordo gli altri legittimi
proprietari, quelli che l'hanno cantata in quarant'anni.
Primo Maggio 2006. Verso le sei del pomeriggio i Modena City Ramblers
si esibiscono sul palco dei sindacati a San Giovanni e che ti cantano?
"Contessa". Anzi la nuova Contessa, anzi la Contessa dei Modena City
Ramblers (stavo per scrivere la Contessina).
Ho sempre dato retta al criterio dell'urgenza del racconto nello
scrivere canzoni e a niente altro. Se la politica fa parte di me, come è, per
questo e solo per questo ho scritto canzoni politiche, con l'unico
criterio che mi piacessero e non che servissero a questo a quello, se
fossero adatte a questo o a quel momento, a questo o a quel partito, a
questo o a quel pubblico. Insomma il discrimine è estetico e i nuovi versi
dei MCR sono brutti.
Mi sarebbe piaciuto festeggiare i quarant'anni di "Contessa" in un
altro modo.
E infine, ma che bisogno c'è di cantare qualcosa con cui non si è
d'accordo?
"

Commenti:
Il problema secondo me è questo.
tutti quelli che cantano la contessa dei modena city rembles, la quale ha avuto un grande successo, non sanno neanche ciò di cui stanno parlando, delle occupazioni delle fabbriche, della lotta dei precari, che c'era a quel tempo e che c'è adesso.
tu gli parli di contessa e ti dicono "ah! la canzone dei modena!". e lo stesso vale per bella ciao. ormai queste canzoni di lotta, che durante le manifestazioni ci uniscono, ci rendono più forti, sono divvenute semplici canzoni da cantare in spiaggia con gli amici e la chitarra "perchè suona bene".
questi sono i giovani che ci troviamo oggi. quelli che votano rifondazione perchè fa figo. quelli che vanno alle manifestazioni e poi alle occupazioni o alle iniziative non li vedi. quelli che fanno gli alternativi e non lo sono per niente.

per fortuna non tutti son così.
 
io nella vicenda ci vedo un buonismo da oratorio, un "non esageriamo, dai" ...unito a furbizia commerciale..
e poi diciamolo: fare successo fra i giovani di sinistra con bella ciao e contessa è come sparare a dei pesci in un barile, per citare bart simpson...troppo facile e anche meschino, dal mio punto di vista..
a me "bella ciao" l'hanno rovinata loro, e definitivamente..un pezzo bellissimo, malinconico, un pezzo simbolo della Resistenza, che mio nonno mi cantava da piccolo...nelle loro mani diventa una cazzatella da ballare in cerchio con la borsetta colorata a tracolla..affanculo, stronzi...
 
in gran parte d'accordo con matteo.. bella ciao (e "limitrofe") è stuprata musicalmente e ideologicamente ormai da tempo..

cantare bella ciao e farsi il tour delle feste dell'unità mi è sempre dembrato quanto di più furbesco e zozzo di possa fare..

ora che leggo questa di Contessa poi.. agghiacciante..
antistorico..
putrido..
 
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