domenica, novembre 20, 2005

Words of Mouth!

Porre domande a chi di norma fa domande non e' semplice. i lettori di musica in questo paese, ma anche gli ascoltatori radiofonici (ehhh, i bei tempi della radio durante le finte serate di studio alle superiori) spesso hanno avuto a che fare con un certo Fabio De Luca. Penna ispirata, per lungo corso su Rumore, oggi con XL, rolling stone, hot...ed altre...autore di tre saggi (ah, ma si trova ancora "Fuori Tutti?")...ma soprattutto voce storica di programmi su radio rai come "planet rock" "suoni&ultrasuoni" e "weekendance"(oggi e' la sua cosa online, aggiornata regolarmente con l'archivio di articoli per giornali, mp3, podcast e riflessioni agili su cose della musica). non dimentichiamoci pure il ruolo nel definire il concetto di "mutandato" o di dj extraordinarie. insomma, una bella figura completa ed unica nel panorma musicale nostrano (oserei dire "non solo nazionale"). ricordiamocelo, la musica e' fatta non solo di musicisti, ma anche di altri attori che contribuiscono ad una crescita culturale, in senso un po' piu' ampio, di cio' che chiamiamo scena musicale. non devo citare personaggi come peel, e la loro importanza, per farvi capire, vero?
perfetto... ecco a seguire quattro...no cinque chiacchiere con Fabio De Luca. cinque chiacchiere, una playlist ed una manciata di links.

1) ciao fabio. prima di tutto volevo farti una di domanda riguardo al clubbing in europa, ma non solo. c'è una grande attenzione per club piccoli, caratterizzati fortemente da nuove figure di dj (penso ai vari erol al trash, gli optimo o situazioni come "liars club" ed "our disco") che sostanzialmente mischiano selezioni musicali dove sia l'elettronica che il rock sono intese come "dance music", e spesso sono accompagnate da band che si esibiscono dal vivo. una nuova attitudine che si propone (ormai da un paio di anni) sulla scena dei club... che ne pensi di questo fenomeno?...prevedi uno sviluppo possibile su piu' larga scala (penso all'esperienza del manumission, se non sbaglio, ad ibiza durante l'estate)? insomma mi dai una tua lettura di questa tendenza?

FDL: Più che qualcosa di nuovo in realtà è quasi un ritorno alle origini del clubbing... Allo spirito dei primi club newyorkesi degli inizi anni Settanta (Loft, Sanctuary, Gallery) e dei dj che li animavano (David Mancuso, Francis Grasso, Nicky Siano), che erano appunto dei “selezionatori” nel senso che sceglievano tra diversi generi - soul, funk, rock, brazil - quello che funzionava per la pista da ballo. Erol Alkan secondo me è esattamente l’equivalente dei nostri giorni di un Larry Levan, per come lavora su più livelli e non ha paura di sporcarsi le mani con il “pop” pur rimanendo fedele ad una sua etica. Tutti lo ricordano per la stagione dei mash-up, ma in rete si trovano registrazioni di “aperture” di sue serate in cui si capisce quanto è straordinariamente bravo a creare da zero il mood di una serata con scelte filologiche e di altissimo livello. Poi magari nel peak-time suona pure 50 Cent, ma - ecco - anche in questo, cioè nell’essere sia filologo sia abile battona, risiede il suo essere un attendibile erede di Mancuso e Levan.

Se vogliamo anche il ritorno dei “live” nei club è un po’ un ritorno alla preistoria - quando il dj era solo un riempitivo tra i due tempi del concerto della band dal vivo - ma un ritorno “consapevole”, nel senso che Fischerspooner o Lcd Soundsystem o Soulwax o DK7 sono act che hanno ognuno a suo modo fortemente assorbito gli ultimi vent’anni di club-culture e sono quindi perfettamente coerenti con lo spazio del club. Se questa cosa abbia un margine di sviluppo dipenderà unicamente da quante band così “perfettamente coerenti” verranno fuori in futuro. In realtà la coesistenza in un club tra una band ed un dj non è una cosa facilissima: funziona solo quando c’è una perfetta continuità tra l’una e l’altro. Di band che-non-c’entrano-un-cazzo messe a forza nella programmazione di un club (e di come la loro presenza abbia ammosciato l’atmosfera) penso sia una cosa di cui un po’ tutti hanno fatto esperienza almeno una volta. E non è questione che la band debba per forza suonare elettronica o 4/4: i Tv On The Radio, per dire, potrebbero probabilmente integrarsi molto bene nel sound di un club.

C’è però da dire che come al solito qui in Italia siamo due giri indietro: mentre in Uk siamo al ritorno del live percepito come perfettamente coerente col dj-set, qui siamo ancora al dj-set guardato immobili viso-al-palco come fosse un concerto... (scherzo, ma un po’ è vero!)


2) come sempre in italia siamo ancora impantanati nel vecchio concetto di dance culture. questo e' quello che posso vedere io...ed ammetto di avere un occhio ed orecchio poco puntuale in questo campo. ma l'impressione e' che qui continui a imperare un'idea di dance culture decisamente reazionaria, vedi il mix di house e "costantino" che si puo' vedere di fronte alle classiche "discoteche" che forse resistono solo qui. se parliamo di club spurii... che provano a mischiare...si fanno delle "nite version" in solitudine. non credo oggi esista un club di quel tipo.  tu che mi dici a riguardo. sei un dj, oltre che attento osservatore, quindi ti e' sicuramente piu' facile fotografare la situazione italiana.(questa domanda si collega direttamente anche ad alcune riflessioni fatte da loserino qualche settimana fa...a cui tu interessante replica...)

FDL: Beh, l’Italia è forse l’unico posto nell’universo in cui il fenomeno dei rave della seconda metà degli anni Ottanta è nato già dentro il circuito commerciale... (salvo poi, un decennio dopo, venire sdoganato e adottato dall’ala movimentista dei centri sociali, ma questo è un altro discorso). La “discoteca” in certe zone d’Italia (ma mi verrebbe quasi da dire *in tutta Italia*) è un business assai robusto, ed in più è leggibile una perfetta continuità storica tra antiche balere e discoteche post-’77... (pensa solo al “vestirsi bene per andare a ballare” che qui da noi non ha mai conosciuto flessioni). Sommando questi due elementi è abbastanza ovvio perché in Italia la scena alternativa del clubbing sia da sempre una cosa minuscola, ai confini dell’insignificante... Ok: il Maffia, Xplosiva a Torino, Agatha a Roma... ma nel grosso del “paese (notturno) reale” il sound continua a essere quello della house cantata, della techno maranza e dell’ “ingresso tavoli”. Una milanesità esportata a tutte le latitudini. Con occasionali eccezioni: il venerdì dei Magazzini Generali a Milano, il sabato del Tenax a Firenze, molte cose degli Angels Of Love a Napoli... che non sono club “alternativi” - tutt’altro - ma posti mainstream in cui la programmazione è però di buona qualità.

La cosa più divertente comunque è parlare con i dj - non quelli già arrivati ovviamente, quelli rimasti a metà strada del cammino verso la fama. A sentir loro sembrerebbe che siano tutti dei Jeff Mills inespressi, che «cazzo, è il gestore della sala che non mi lascia suonare quello che voglio». Oh, li capisco eh, bisogna pur comprare il pane e pagare il mutuo in qualche modo. Però, ugualmente, che tristezza...

C’è una via italiana alle “Night Versions” nel 2005? Forse è quella di club molto piccoli, retrobottega di bar o ristoranti che è facile riempire con 100 appassionati da cui cominciare a costruire uno zoccolo duro per poi eventualmente passare a spazi più grossi.


3) noi tutti abbiamo seguito con attenzione l'esplosione del fenomeno lcd soundsystem, a mio avviso mostruosamente bravi nel far collidere tutti i loro ascolti per partorire un qualchecosa di estremamente eccitante se non addirittura nuovo. ecco, all'inizio di quell'avventura, sembrava quasi che james murphy e soci potessero in parte cambiare in modo significativo il corso della musica...semplicemente influenzando un maggior numero di band ed allargando il loro bacino di utenza. a distanza di qualche mese, tutto quel parlare eccitato sembra molto lontano e tristemente, su tutto, sembra aver avuto la meglio la "revanche" la resurrezione del britpop, che e' davvero ridicolo se ci pensiamo, perche' appena dieci anni fa il britpop era stato sepolto da "un maggiore numero di campionatori venduti rispetto a quello delle chitarre in uk".
ecco mi accorgo che questa non e' una domanda, sono pensieri che si collegano appena appena tra loro...ma non vale la pena di rifletterci su?

FDL: Secondo me gli Lcd Soundsystem hanno rivoluzionato la musica dell’ultimo anno: solo che la loro era un tipo di rivoluzione necessariamente rivolta ad una sottocultura della sottcultura, e difficilmente replicabile su larga scala. Paradossalmente molto di questo *nuovo-britpop* che circola oggi (Art Brut, Kasabian, Clor, Arctic Monkeys, per certi versi gli stessi Kaiser Chiefs) secondo me si muove in territori e risponde a istanze non così dissimili da quelle degli Lcd: sono gruppi che recuperano il punk (Damned, Buzzcocks) ma al tempo stesso hanno una sensibilità molto “da club” (hanno un senso “del ballo” prima ancora che del pop, usano “drones” di synth, spesso l’idea dei “remix” è già endemica ai loro pezzi e non solo un trucchetto di marketing) e questo perché sono una generazione che è cresciuta in un contesto in cui il clubbing non era più “nemico” del rock come era fino alla fine degli anni Ottanta.

L’operazione di Lcd Soundsystem è molto più intellettuale e raffinata - anche perché Murphy è una vecchiazza, e gli Art Brut invece hanno 23 anni. Prendere delle scorie (di punk, di punk già pre-contaminato con il funk e la disco - vd. i Contortions - di noise, di garage-rock, di acid-house, di funk) e trattarle come farebbe un dj con il suo campionatore - solo facendolo CON GLI STRUMENTI VERI, cioè senza campionatore... E c’è un altro fatto curioso: a differenza di qualsiasi altro gruppo “epocale”, è impossibile ripetere la formula degli Lcd Soundsystem senza diventare automaticamente una brutta copia conforme degli Lcd Soundsystem (che è il grande problema dei DK7, ad esempio). Quella che è replicabile è l’attitudine, dosando diversamente gli ingradienti, che è ad esempio quello che hanno fatto - intelligentemente - i Soulwax.

Per inciso, in “Losing my edge” c’è anche la risposta (ironica) al fenomeno dei giradischi Technics che superano in termini di venduto le chitarre e relativo processo inverso...


4) la domanda che anche marzullo ti fara', se mai sarai suo ospite. ti auguro di no. sia per marzullo, che per la domanda. cmq... qual'e' il ruolo del dj o del giornalista musicale....ovvero oltre a suonare e parlare di dischi, si può (devono) fare cultura... ed influenzare altri ascoltatori appassionati di musica?...per fare questo occorre prendersi dei rischi. oggi c'e' spazio per il rischio e la curiosita' nel vostro mestiere di giornalisti/dj?

FDL: Influenzare sicuramente... anche se più che influenzare direi “contagiare”... Specialmente per il dj la modalità di diffusione della musica è per contagio più che per indottrinamento: esponi gli altri ad una certa musica ed alcuni tra loro magari ne vengono contagiati, ti chiedono «cos’è?», si vanno a cercare il disco o se lo scaricano... Il giornalista - lavorando con le parole - ha più a che fare con l’indottrinamento e la retorica ma c’è pure lì un margine per “contagiare” il lettore, se sei molto bravo (e ti diverti) a giocare con le parole... Ovviamente parliamo di giornalisti (e dj) per cui l’ascolto e la scoperta sono ancora momenti centrali del proprio lavoro... non quelli che si accontantano di quel che passano gli uffici stampa. Spazi per prendersi dei rischi - o meglio: per forzare i limiti - ce ne sono sempre, commisuratamente agli ambiti nei quali uno lavora: su un magazine a larga tiratura sarà provare a introdurre alle masse i Clap Your Hands Say Yeah, su una fanzine sarà il compilare la più dettagliata discografia di Max Tundra mai compilata... non vedo questi due livelli come opposti, e nemmeno uno come necessariamente più “onesto” dell’altro. Sono entrambi interessanti e a modo loro divertenti, se affrontati - come appunto dicevi nella domanda - con curiosità e ironia.


5) gli mblog ed i blog stanno cambiando esclusivamente le abitudini dei "maniaci della musica" oppure anche di un pubblico piu' genarilizzato....ovvero e' una nicchia che parla a se stessa o c'e' di piu'? ed il loro impatto nel ridefinire la fruizione della musica non sta trasformando in generale il modo in cui la gente si muove alla scoperta di quest'ultima?

FDL: È sicuramente un nicchia che parla a sé stessa, ma non è detto che questo sia un problema, nel senso che blog/mblog stanno cambiando il linguaggio ed i modi di interagire all’interno della nicchia, e questa è sicuramente un’ottima cosa. Se prima il percorso era A) Pitchfork/Wired/Blow Up dicono che un certo disco è cool, B) me lo scarico da Soulseek, ora il tutto è un filino più circolare. Ossia: Pitchfork e Blow Up continuano a dire cos’è cool ed a definire il gusto all’interno della nicchia, ma “io” posso intervenire attivamente nel processo mettendo online la mia flash-radio o i miei mp3 (anche se non ho uno spazio web, c’è YouSendIt) definendo “io” quello che è cool per me, e influenzando - forse - un infinitesimo di frammento di nicchia. C’è ancora un forte verticismo (senza la recensione di Pitchfork i blog americani non si sarebbero accorti così in fretta dei Clap Your Hand Say Yeah, e di conseguenza neanche quelli europei), ma il processo di frammentazione è ugualmente interessante. C’è più scambio, mi pare. Scambio all’interno di una nicchia, ok, ma sempre meglio che “ognuno a casa propria a scaricare da Soulseek i dischi del mese di Blow Up”... E’ più divertente! Fra l’altro blog etc hanno rimesso in circolo anche un know-how di tipo estetico e pure linguistico che mancava da qualche anno (dai tempi delle fanzine fotocopiate, forse). E forse - molto lentamente - stanno anche cominciando a creare delle reali comunità, come è il caso di Polaroid qui in Italia, blog che non a caso agisce anche nel mondo “reale” della radio e dei concerti sul territorio.



playlist:
1) BENJAMIN THEVES, “Texas (SebastiaAn remix)”
2) BABYSHAMBLES, “Down In Albion” album
3) FRANZ FERDINAND, “The Fallen (Justice edit)”
4) OPTIMO, “Psyche Out” album
5) PSYCHIC TV, “Ov Power”
6) un certo pezzo r’n’b cantato da una donna che è un mese che lo sento per radio e ancora non sono riuscito a capire cos’è...
7) MUNK, “Disco Clown (Digitalism remix)”
8) MADONNA, “Confessions On A Dancefloor” album
9) PRINS THOMAS, Goettsching
10) RAZ OHARA, “Where Is My Mind?” (cover dei Pixies, trovata su un mblog)

link:
http://www.beatsinspace.net/
http://20jazzfunkgreats.blogspot.com/
http://www.livejournal.com/users/imomus/

Commenti:
tutto interessantissimo, però tutti quei refusi gridano vendetta! spero che questo commento venga eliminato insieme a loro...
 
a partire da quel rolling stoneS !!!! a parte questo, tutto molto bello. e viva mauro ferrucci :-(

maurone
 
I refusi si tollerano (non si giustificano, bada bene)... Ciò che fa rabbia sono gli errori veri e propri... DIOMIO! C'è ancora chi mette l'apostrofo a QUAL E'!
A scuola, ASINI!
 
luciano padano hai ragione sui refusi. ma sull'apostrofo non sono mica cosi' d'accordo... il dubbio non mi e' stato risolto neppure da un paio di correttori automatici... dimmi tu!
 
Poche chiacchiere!
E i correttori automatatici sono inaffidabili da sempre:
QUAL è, si scrive senza apostrofo. Lo trovi in QUALUNQUE libro di grammatica.
:-)
 
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