mercoledì, novembre 09, 2005
piano musik
tra le tendenze, che non fanno troppo clamore, quella che piu' mi ha colpito negli ultimi anni e' stata il riscoprire certe sonorita' "classiche" in ambienti di elettronici. ovvero tutti questi giovani maniaci della "mela morsicata" che da un giorno all'altro spendono la loro dose settimanale di moneta in dischi guidati da esili composizioni di piano appena sporcate da scorie elettroniche, o maestose colonne sonore da laptop. la natura di tutto questo interesse? perchè un giovane "digitale" si interessa ai compositori baltici come l'immenso arvo part o fa un corso accelerato in nyman vs glass via satie?
se pensate alla collana di repubblica dedicata alla musica minimalista si nota quindi un interesse un po' piu' allargato nei confronti di certe sonorita'...ma quell'operazione al massimo influenza scalfarotto &co... che parlano di new economy nel rispetto delle identita' a suon di ludovico einaudi.
io sto parlando di gente che normalmente, per formazione e storia di ascolti non ha confidenza con certi suoni...cosa li spinge a scoprire e poi suonare musiche classicheggianti, viste da un altra prospettiva?
una ipotesi "pop", ma soprattutto stupida, si puo' collegare al fenomeno "amelie". in molti si innamorarono, oltreche della protagonista, anche delle musiche che accompagnavano la storia. che poi ribadite in goodbye lenin abbandovano il lato "folk" per concentrare l'interesse sulle melodie di piano. o chi si ricorda della "sottile linea rossa" con la sua colonna sonora mozzafiato. pensate oggigiorno come sonortà squisitamente college rock sono tornate alla ribalta grazie a serie tv adolescenziali...ma come dicevo e' un'ipotesi stupida, priva di fondamento, al massimo scarsa. quindi dimentichiamocela.
a mio avviso le ragione reali di questo connubbio sono piu' da ricercarsi in quel periodo in cui il post rock ha fatto la voce grossa, o cmq, e' in quel periodo che molti alternative rocker si sono avvicinati per la prima volta sia all'elettronica che al concetto di musiche per immagini oltreche' ai compositori legati al minimalismo e classica contemporanea. ma e', come dire, semplicemente un'ipotesi. apparte i rachel che musica, di fatto classica, la suonavano, il lato non math rock e muscolare di quel periodo era votato a certe riscoperte sonore ed all'idea di fare musica per ipotetiche colonne sonore. poi c'e' stato il grende avvento della tecnologia per tutti ect ect
che ne dite?
faccio un breve elenco, per dimostrarvi che in ogni fenomeno, qualche cosa che merita almeno di essere ascoltato c'e':
max richter- the blue notebooks (fat cat) oggi sulla bocca di tutti...no...di tanti per la produzione del nuovo album di vashti bunyan. ma è con questo solo album su fat cat che richter si propone come novello philp glass ai tempi dei lavori per goffrey reggio, ma anche come animo romantico capace di unire composizioni minalclasiche ad alto tasso cinematografico con piccole raffinatezze elettroniche.
the boats- we made it for you (moteer) un solo pezzo di piano. rivoltato rigirato, stropiccaito...fino ad ottenere un album di 14 pezzi. ovviamente brevissimi, malinconici e zoppi.
deaf center-pale revine (type) il disco piu' oscuro del lotto. greve. guai ad ascoltarlo da soli la notte. potrebbe darvi la sensazione che si prova nel perdersi di una foresta nordica...nel pieno dell'inverno. di notte. mmhhh
swod-gehen (city centre offices) pianismi accompagnati da elettronica finissima ed ambientale. un lavoro ottimo, di cui troppo poco si e' parlato.
sylvain chauveau- un autre decembre (fat cat) un piccolo satie. ne piu' ne meno.
senza dimenticarci del murcuf di "martes", geniale nell'unire algidi beat e frammenti digitali glaciali a campionamenti classici; qualche anno prima, e quasi sempre nei suoi dischi, un immenso aphex twin che il giochino del piano alla satie ripassato in altra salsa lo conosce bene.
se pensate alla collana di repubblica dedicata alla musica minimalista si nota quindi un interesse un po' piu' allargato nei confronti di certe sonorita'...ma quell'operazione al massimo influenza scalfarotto &co... che parlano di new economy nel rispetto delle identita' a suon di ludovico einaudi.
io sto parlando di gente che normalmente, per formazione e storia di ascolti non ha confidenza con certi suoni...cosa li spinge a scoprire e poi suonare musiche classicheggianti, viste da un altra prospettiva?
una ipotesi "pop", ma soprattutto stupida, si puo' collegare al fenomeno "amelie". in molti si innamorarono, oltreche della protagonista, anche delle musiche che accompagnavano la storia. che poi ribadite in goodbye lenin abbandovano il lato "folk" per concentrare l'interesse sulle melodie di piano. o chi si ricorda della "sottile linea rossa" con la sua colonna sonora mozzafiato. pensate oggigiorno come sonortà squisitamente college rock sono tornate alla ribalta grazie a serie tv adolescenziali...ma come dicevo e' un'ipotesi stupida, priva di fondamento, al massimo scarsa. quindi dimentichiamocela.
a mio avviso le ragione reali di questo connubbio sono piu' da ricercarsi in quel periodo in cui il post rock ha fatto la voce grossa, o cmq, e' in quel periodo che molti alternative rocker si sono avvicinati per la prima volta sia all'elettronica che al concetto di musiche per immagini oltreche' ai compositori legati al minimalismo e classica contemporanea. ma e', come dire, semplicemente un'ipotesi. apparte i rachel che musica, di fatto classica, la suonavano, il lato non math rock e muscolare di quel periodo era votato a certe riscoperte sonore ed all'idea di fare musica per ipotetiche colonne sonore. poi c'e' stato il grende avvento della tecnologia per tutti ect ect
che ne dite?
faccio un breve elenco, per dimostrarvi che in ogni fenomeno, qualche cosa che merita almeno di essere ascoltato c'e':
max richter- the blue notebooks (fat cat) oggi sulla bocca di tutti...no...di tanti per la produzione del nuovo album di vashti bunyan. ma è con questo solo album su fat cat che richter si propone come novello philp glass ai tempi dei lavori per goffrey reggio, ma anche come animo romantico capace di unire composizioni minalclasiche ad alto tasso cinematografico con piccole raffinatezze elettroniche.
the boats- we made it for you (moteer) un solo pezzo di piano. rivoltato rigirato, stropiccaito...fino ad ottenere un album di 14 pezzi. ovviamente brevissimi, malinconici e zoppi.
deaf center-pale revine (type) il disco piu' oscuro del lotto. greve. guai ad ascoltarlo da soli la notte. potrebbe darvi la sensazione che si prova nel perdersi di una foresta nordica...nel pieno dell'inverno. di notte. mmhhh
swod-gehen (city centre offices) pianismi accompagnati da elettronica finissima ed ambientale. un lavoro ottimo, di cui troppo poco si e' parlato.
sylvain chauveau- un autre decembre (fat cat) un piccolo satie. ne piu' ne meno.
senza dimenticarci del murcuf di "martes", geniale nell'unire algidi beat e frammenti digitali glaciali a campionamenti classici; qualche anno prima, e quasi sempre nei suoi dischi, un immenso aphex twin che il giochino del piano alla satie ripassato in altra salsa lo conosce bene.
Commenti:
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...il disco di Richter è splendido. profondo, malinconico, sentito...
deaf center pure merita di sicuro...
questa propensione al recupero di certi compositori è di sicuro una buona cosa. Adoravo Satie quando suonavo il piano e ricodo benissimo la sensazione che mi dava: qualcosa di davvero diverso, qualcosa di profondamente interiore e inafferrabile. come afferrare l'aria suonare Satie. e poi impazzivo per Debussy, forse molto più classico, più composto nella sua modernità di facciata ma sempre profondamente emo...ahahahh.adorabile debussy, ma meno ambientale. più concreto.
arvo part è un genio e viene citato di continuo, giustamente. i suoi lavori vanno (ri)scoperti.
la tendenza, ribadisco, è encomiabile. certa elettronica non può prescindere assolutamente da certi compositori e, secondo me, nemmmeno deve. in remembranza, per dire, Murcof secondo me fa un ottimo lavoro, talvolta perdendosi nelle nebbie riverberate delle sue stanze.
vabbè, ho bevuto qualche birra di troppo mentre guardavo akron/family...
vabbuono guagliune, buonanotte.
Ps: sarà pure uno scherzo, ma quel pezzo è davvero bello... :)
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deaf center pure merita di sicuro...
questa propensione al recupero di certi compositori è di sicuro una buona cosa. Adoravo Satie quando suonavo il piano e ricodo benissimo la sensazione che mi dava: qualcosa di davvero diverso, qualcosa di profondamente interiore e inafferrabile. come afferrare l'aria suonare Satie. e poi impazzivo per Debussy, forse molto più classico, più composto nella sua modernità di facciata ma sempre profondamente emo...ahahahh.adorabile debussy, ma meno ambientale. più concreto.
arvo part è un genio e viene citato di continuo, giustamente. i suoi lavori vanno (ri)scoperti.
la tendenza, ribadisco, è encomiabile. certa elettronica non può prescindere assolutamente da certi compositori e, secondo me, nemmmeno deve. in remembranza, per dire, Murcof secondo me fa un ottimo lavoro, talvolta perdendosi nelle nebbie riverberate delle sue stanze.
vabbè, ho bevuto qualche birra di troppo mentre guardavo akron/family...
vabbuono guagliune, buonanotte.
Ps: sarà pure uno scherzo, ma quel pezzo è davvero bello... :)
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