giovedì, novembre 10, 2005
Male, per dio!
sto lavorando al post piu' ambizioso ed in un certo senso impegnativo sotto diversi punti di vista. sara' un "come eravamo": io ed altre persone. soprattutto altre persone. spero di riuscire a mettere assieme tutto il materiale per il weekend. la prima corposa parte, quella che non vede l'utilizzo delle parole, e' fatta. rimane altro da fare. rimane.
in breve ora mi limito a dire che il remix album dei pulseprogramming e' un disco mediocre, pure per gli standard dei remix album. possono essere operazioni interessanti ma davvero e' importante l'amore e l'interesse che gli artisti remixatori spendono nel fare la loro "cosa". i migliori risultati si hanno, e soprattutto in campo non dance, quando non ci si trova piu' di fronte a remix ma a vere e proprie versioni degli album.
spiace essere freddi con i pulseprogramming perche' li ritengo un ottimo gruppo, ed il loro tulsa for a second un album pienamente riuscito, tra i pochi della stagione chiamata indietronica a rimanere. ma davvero in questo album di versioni e remix poco si eleva. i nomi che riescono a rendere letture personali e giustificano un ascolto attento(anche l'acquisto delle versioni in vinile dove molti dei pezzi non buoni o di contorno non sono pubblicati) si contano su le dita di una mano. e sono nomi noti. stanchero nel ripetere il nome degli hood, ma assieme a sylvain cheveaue sono gli unici che davvero fanno proprie le canzoni di altri. le due loro versioni, con la prima che sembra uscire da uno dei mitici singoli degli hood pre-coldhouse (non li si sentiva cosi da anni, giuro...per i fan vecchio stile si e' a rischio effetto "nostalgia canaglia") e mentre ilo francese ci fa una bella polaroid classicheggiante spocata di digitalia, vivono come composizioni originali. e nel farlo, non solo giustificano l'operazione, ma nobilitano pure gli originali. poi c'e' una seconda fascia di artisti tutti tedeschi, del solito giro berlinese, che fanno un buon lavoro, nulla di esaltante. ma static e schenider tm danno una loro versione dei fatti cosi come laub, morgestern e fleischman. anche il lavoro astratto di kohn e' apprezzabile. non si salvano invece tutti gli americani al lavoro, alcuni autori di prove, mi spiace dirlo ed essere onesto in questo caso, brutte o inutili. e forse le versioni inutili sono le peggiori: perche', ditemi voi, a che serve una versione con la cassa in quattro od una robetta downtempo dove non si osa nulla di nulla?
questo album un pregio indubbio lo ha: mette di fronte alla bruttura/inutilità del remix generico e ci offre anche la misura in alcuni artisti mostrano la volontà di andare oltre al semplice prendere un pezzo, cambiare ritmica ed aggiungere filtri. come in tutte le cose di musica (e della vita), ci vogliono cuore ed idee. due cose, che unite, fanno quella roba che usiamo chiamare personalità. si puo' giustamente continuare a suonare anche senza. i risultati saranno sempre gli stessi: poca roba.
ps l'album solista di marc hellner, meta' dei pulseprogramming, e' da poco uscito su peacefrog. merita quantomeno un ascolto. gli amanti del progetto madre non rimarrano delusi affatto.
in breve ora mi limito a dire che il remix album dei pulseprogramming e' un disco mediocre, pure per gli standard dei remix album. possono essere operazioni interessanti ma davvero e' importante l'amore e l'interesse che gli artisti remixatori spendono nel fare la loro "cosa". i migliori risultati si hanno, e soprattutto in campo non dance, quando non ci si trova piu' di fronte a remix ma a vere e proprie versioni degli album.
spiace essere freddi con i pulseprogramming perche' li ritengo un ottimo gruppo, ed il loro tulsa for a second un album pienamente riuscito, tra i pochi della stagione chiamata indietronica a rimanere. ma davvero in questo album di versioni e remix poco si eleva. i nomi che riescono a rendere letture personali e giustificano un ascolto attento(anche l'acquisto delle versioni in vinile dove molti dei pezzi non buoni o di contorno non sono pubblicati) si contano su le dita di una mano. e sono nomi noti. stanchero nel ripetere il nome degli hood, ma assieme a sylvain cheveaue sono gli unici che davvero fanno proprie le canzoni di altri. le due loro versioni, con la prima che sembra uscire da uno dei mitici singoli degli hood pre-coldhouse (non li si sentiva cosi da anni, giuro...per i fan vecchio stile si e' a rischio effetto "nostalgia canaglia") e mentre ilo francese ci fa una bella polaroid classicheggiante spocata di digitalia, vivono come composizioni originali. e nel farlo, non solo giustificano l'operazione, ma nobilitano pure gli originali. poi c'e' una seconda fascia di artisti tutti tedeschi, del solito giro berlinese, che fanno un buon lavoro, nulla di esaltante. ma static e schenider tm danno una loro versione dei fatti cosi come laub, morgestern e fleischman. anche il lavoro astratto di kohn e' apprezzabile. non si salvano invece tutti gli americani al lavoro, alcuni autori di prove, mi spiace dirlo ed essere onesto in questo caso, brutte o inutili. e forse le versioni inutili sono le peggiori: perche', ditemi voi, a che serve una versione con la cassa in quattro od una robetta downtempo dove non si osa nulla di nulla?
questo album un pregio indubbio lo ha: mette di fronte alla bruttura/inutilità del remix generico e ci offre anche la misura in alcuni artisti mostrano la volontà di andare oltre al semplice prendere un pezzo, cambiare ritmica ed aggiungere filtri. come in tutte le cose di musica (e della vita), ci vogliono cuore ed idee. due cose, che unite, fanno quella roba che usiamo chiamare personalità. si puo' giustamente continuare a suonare anche senza. i risultati saranno sempre gli stessi: poca roba.
ps l'album solista di marc hellner, meta' dei pulseprogramming, e' da poco uscito su peacefrog. merita quantomeno un ascolto. gli amanti del progetto madre non rimarrano delusi affatto.
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