giovedì, maggio 12, 2005

The Remote Viewer - let your heart draw a line (city centre offices)

considero i remote viewer come un regalo.
il primo disco ,del duo mancuniano, finito tra le mie mani è il mitico 7" "welsh ambrose". un regalo.
la mia coriusita' per il gruppo e' aumentata in modo vertiginoso grazie(o per colpa) di quel maledetto pezzo di vinile. cosi' per vie traverse riuscii a rintracciare il contatto del gruppo, e dopo un rapido dialogare via mail mi chiesero l'indirizzo. due settimane dopo un pacchetto postale da ritirare: dentro, tutti i dischi pubblicati dai remote viewer; un regalo per il sincero interesse dimostrato nei loro confronti. questa e' la spiegazione che do io dell'accaduto.
quei dischi occupano un posto speciale nella mia collezione. hanno un valore aggiunto. e questo valore non e' la parola gratis, ma qualche cosa di ben piu' nobile e legato ai sentimenti.
del resto i remote sono storia e storie di sentimenti.
"let your heart draw a line" disegna come sempre, e forse ancora di piu', sentimenti talemente puri che diventa quasi impossibile definirli in modo preciso. la registrazione al limite dell' artigianale aiuta ancor piu' questa dissolvenza delle forme e della sostanza. un sentimento non puo' essere ne forma ne sostanza, è solo e semplicemente un sentimento.
siete mai riusciti a spiegare con parole esatte e precise l'effetto che ha su di voi un bacio, una carezza, il vento sulla faccia, il senso di solitudine. non credo. davvero, non credo nessuno sia in grado di definire questi momenti in modo preciso e fotografico.
neppure la fotografia riesce a regalarci il reale in modo perfetto. non e' possibile.
allora prendo in mano il nuovo album dei remote, ne guardo la copertina...e lontano nelle luci, nelle ombre, nel fuori fuoco, vedo i contorni dei due remote viewer e l'ombra di nicole "empress" che da voce ai loro sentimenti. tutto torna. non esiste nulla di preciso, di definito. questo album, in ogni suo momento, ne e' la dimostrazione. di nuovo craig tattersall ed andrew johnson tornano ad essere delle seplici ombre. le piu' belle ombre che un campionatore da quattro soldi, una chitarra incerta ed un sacco di fruscii siano mai riusciti a disegnare

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