giovedì, maggio 12, 2005
chiacchiere con nitrada www.nitrada.com
A seguire, un estratto dell'intervista a NITRADA che troverete per intero sul primo numero di LOSINGTODAY.
Conosco mr. Nitrada, ovvero Christophe Stoll, da parecchi anni, quando per entrambi la musica era solo un passatempo a cui dedicare un po’ di ore nel fine settimana. Poi tutte e due ci siamo buttati in modo serio nei nostri progetti. Io in Italia con il mio gruppo (i Giardini di Mirò), lui ad Amburgo con il suo progetto. Io non ho mai abbandonato la chitarra, lui ha venduto la batteria per pagarsi una buona scheda audio. Nel frattempo tra noi è nata una saltuaria collaborazione artistica...
L’unica domanda che non ho fatto a Christope era la seguente: perchè in tutte le foto promozionali devi metterti quella canottierina bianca da giovane scaricatore di porto fluviale?
Non so il perché, ma non ne ho avuto il coraggio!
Jukka: Sei un musicista od un produttore?
NITRADA: "Penso sia importante essere sia un musicista che un produttore allo stesso tempo. Mi piacerebbe suonare meglio il pianoforte, perché questo mi aiuterebbe sicuramente nella produzione dei miei pezzi. D’altra parte penso che sia in ogni modo buono essere un musicista non particolarmente “capace” perché questo mi da la possibilità di esprimermi in modo personale: diciamo che non ho avuto insegnanti e quindi il metodo che utilizzo è solo ed unicamente mio. Essendo un batterista, non ho difficoltà ad immaginare e lavorare agli elementi ritmici, ma la cosa più importante sono le melodie. Queste devono venire dal cuore."
J: Quest’anno ho ascoltato diversi dischi di batteristi che si sono trasformati in musicisti completi. Penso a B. Fleischman, a Phil Elvrum (Microphones) ed infine il tuo. Cosa ti è rimasto dell’esperienza come batterista che ancora oggi ti è utile?
N:"Chi e’ Phil Elvrum?
Quando lavoro ad un pezzo molto spesso mi trovo di fronte a momenti di stallo, dove mi fermo a pensare, programmare, riprogrammare perdendomi in inutili tentativi. E’ in quei momenti che l’esperienza di batterista mi viene in soccorso, ovvero avvicinarsi alla composizione in modo totalmente istintivo. L’istintività ed il “sentire la musica” sono gli insegnamenti che mi porto dietro da anni nascosto dietro rullanti, piatti e tamburi."
J: qualcuno potrebbe dirti che con ‘We Don’t Know Why But We Do It’ stai cercando di seguire la moda e di inserirti nel correntone Indietronic. Tu che rispondi?
N: “Indietronica è un’etichetta inventata dai giornalisti. Oggi è ‘cool’ ed attuale come termine, cosi le persone non hanno problemi ad utilizzarla ed essere associati ad essa. Sono sicuro che tra qualche tempo avrà lo stesso appeal che oggi ha la parola grunge! L’etichetta in se non m’interessa, l’importante è che più produttori elettronici si avvicinino alla musica ‘suonata’ ed aggiungendo elementi ‘diversi’ alle loro produzioni. Questo può portare alla creazione di nuove eccitanti musiche capaci di fondere influenze diverse: non è questa la cosa che dovrebbe essere più importante?"
J: la Germania è decisamente attiva in ambito indie; giornali, radio, etichette dedicate esclusivamente ad uscite indipendenti, molte band riescono ad imporre la loro attenzione anche al di fuori dei patri confini. Ci sono delle ragioni strutturali o cos’altro?
N: “Prima di tutto dobbiamo sapere che la Germania non è così ‘musicalmente’ importante come in molti tendono a credere. Se ci guardiamo attorno ci sono ottimi progetti in ogni parte del mondo. Troppi tesori rimangono nascosti perché tutti si limitano a cercare nei soliti posti. E per gli artisti: non spedite i vostri demo in Germania sperando che la vostra vita artistica cambi: iniziate a smuovere le cose dove vi trovate!”
J: come sarà il tuo live set? Spero non un pallosissimo laptop set!
N: “Oh no, non farò mai più noiosissimi laptop set! Rimpiazzerò il mio mouse con un paio di bacchette e un rullante. Il mio amico Johannes suonerà il basso o la chitarra, e Nina, che è presente anche nell’album, mi aiuterà per le parti vocali. In questo periodo stiamo provando a riprodurre l’album in versione live, cercando di capire cosa può essere suonato e cosa sarà riprodotto con il computer.”
Conosco mr. Nitrada, ovvero Christophe Stoll, da parecchi anni, quando per entrambi la musica era solo un passatempo a cui dedicare un po’ di ore nel fine settimana. Poi tutte e due ci siamo buttati in modo serio nei nostri progetti. Io in Italia con il mio gruppo (i Giardini di Mirò), lui ad Amburgo con il suo progetto. Io non ho mai abbandonato la chitarra, lui ha venduto la batteria per pagarsi una buona scheda audio. Nel frattempo tra noi è nata una saltuaria collaborazione artistica...
L’unica domanda che non ho fatto a Christope era la seguente: perchè in tutte le foto promozionali devi metterti quella canottierina bianca da giovane scaricatore di porto fluviale?
Non so il perché, ma non ne ho avuto il coraggio!
Jukka: Sei un musicista od un produttore?
NITRADA: "Penso sia importante essere sia un musicista che un produttore allo stesso tempo. Mi piacerebbe suonare meglio il pianoforte, perché questo mi aiuterebbe sicuramente nella produzione dei miei pezzi. D’altra parte penso che sia in ogni modo buono essere un musicista non particolarmente “capace” perché questo mi da la possibilità di esprimermi in modo personale: diciamo che non ho avuto insegnanti e quindi il metodo che utilizzo è solo ed unicamente mio. Essendo un batterista, non ho difficoltà ad immaginare e lavorare agli elementi ritmici, ma la cosa più importante sono le melodie. Queste devono venire dal cuore."
J: Quest’anno ho ascoltato diversi dischi di batteristi che si sono trasformati in musicisti completi. Penso a B. Fleischman, a Phil Elvrum (Microphones) ed infine il tuo. Cosa ti è rimasto dell’esperienza come batterista che ancora oggi ti è utile?
N:"Chi e’ Phil Elvrum?
Quando lavoro ad un pezzo molto spesso mi trovo di fronte a momenti di stallo, dove mi fermo a pensare, programmare, riprogrammare perdendomi in inutili tentativi. E’ in quei momenti che l’esperienza di batterista mi viene in soccorso, ovvero avvicinarsi alla composizione in modo totalmente istintivo. L’istintività ed il “sentire la musica” sono gli insegnamenti che mi porto dietro da anni nascosto dietro rullanti, piatti e tamburi."
J: qualcuno potrebbe dirti che con ‘We Don’t Know Why But We Do It’ stai cercando di seguire la moda e di inserirti nel correntone Indietronic. Tu che rispondi?
N: “Indietronica è un’etichetta inventata dai giornalisti. Oggi è ‘cool’ ed attuale come termine, cosi le persone non hanno problemi ad utilizzarla ed essere associati ad essa. Sono sicuro che tra qualche tempo avrà lo stesso appeal che oggi ha la parola grunge! L’etichetta in se non m’interessa, l’importante è che più produttori elettronici si avvicinino alla musica ‘suonata’ ed aggiungendo elementi ‘diversi’ alle loro produzioni. Questo può portare alla creazione di nuove eccitanti musiche capaci di fondere influenze diverse: non è questa la cosa che dovrebbe essere più importante?"
J: la Germania è decisamente attiva in ambito indie; giornali, radio, etichette dedicate esclusivamente ad uscite indipendenti, molte band riescono ad imporre la loro attenzione anche al di fuori dei patri confini. Ci sono delle ragioni strutturali o cos’altro?
N: “Prima di tutto dobbiamo sapere che la Germania non è così ‘musicalmente’ importante come in molti tendono a credere. Se ci guardiamo attorno ci sono ottimi progetti in ogni parte del mondo. Troppi tesori rimangono nascosti perché tutti si limitano a cercare nei soliti posti. E per gli artisti: non spedite i vostri demo in Germania sperando che la vostra vita artistica cambi: iniziate a smuovere le cose dove vi trovate!”
J: come sarà il tuo live set? Spero non un pallosissimo laptop set!
N: “Oh no, non farò mai più noiosissimi laptop set! Rimpiazzerò il mio mouse con un paio di bacchette e un rullante. Il mio amico Johannes suonerà il basso o la chitarra, e Nina, che è presente anche nell’album, mi aiuterà per le parti vocali. In questo periodo stiamo provando a riprodurre l’album in versione live, cercando di capire cosa può essere suonato e cosa sarà riprodotto con il computer.”
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