martedì, ottobre 31, 2006

Nick Kilroy

nel parlare dei junior boys ho cercato di trasmettere la senzazione di totale "umanita'" della loro musica.
ho fortunatemente scoperto junior boys con il primo singolo, non tanto per interesse verso loro, ma per il remix ad opera di fennesz che il loro 12" d'esordio aveva come plus. ascoltai con piacere poi il primo album, per via di alcuni pezzi davvero belli, che andavano oltre la semplice elettronica pop e furbetta. c'era questo lato psicadelico di glacialità umana che catturava la mia attenzione.

anyway sarebbe bello anche far sapere chi ha in fondo scoperto i junior boys: nick kilroy, purtroppo prematuramente scomparso nel febbraio duemila e cinque.
Nick era un ragazzo di londra, per la precisione abitava tra hammersmith e sheperd bush. e' stato promotore della risorsa http://gabba.cc/, di uno splendido lavoro fotografico http://www.electrokin.com/zabriskie_point/index.html

il momento in cui credo di aver davvero e profondamente apprezzato "last exit" dei junior boys e' stato proprio in quelle strade tra hammersmith e sheperd bush, nel freddo febbraio 2005. di notte, freddo pungente, spettri di solitudine urbana tecnologicamente protetta tra le cuffie di un'ipod.

"I like the images to speak for themselves."

lunedì, ottobre 30, 2006

Ha mai ritirato un umano per errore?

"Sushi. E' così che mia moglie mi chiamava. Pesce freddo."

Da vedere, mica son belli. tutt'altro. ma che importa, alla casa 139, i convenuti volevano soltanto un buon concerto, speravano nella non delusione delle aspettative. cosi e' stato, un buon concerto, quasi al limite dell'ottimo.
il duo canadese(trio con l'aggiunta di un hooligano alla batteria)non ha riempito gli spazi vuoti tra le note delle canzoni, non ha accelerato i bpm, non ha puntato su versioni cassa dritta e pedalare...nulla di tutto questo. un concerto generoso, fatto di chitarre alla "the edge"-qualcuno provi a dire il contrario! provateci..- alzate direttamente dalla scheda audio. so che per molti di voi questo non vuol dire nulla, ma per me ha un senso: questi fighetti patinati sono patinati solo sulle riviste, mi immagino la fatica dei fotografi nel farli apparire cool a tutti i costi. dietro l'inchiosto e la carta lucida delle "riviste di costume" c'e' un tipo bassotto, tarchiatello, rossiccio, mal vestito, mal pettinato... insomma quasi una creatura da bancone da bar di provincia...ecco, quel tipo li sa scrivere delle canzoni belle e moderne come pochi oggigiorno. nessun poppettino da telefilm, nessun glamour da rivista, nessuna coolness da energy drink.
nelle canzoni dei junior boys si respira l'aria, il silenzio e la solitudine dei nostri tempi. la sensazione che ci ha indotto l'artificialita' dei consumi. potrebbero essere il vero pop alla blade runner: so che lo scenario nostro non e' cosi' futuribile e cyber come quello prospettato dalla pellicola in questione(siete sicuri che le nostre generazioni non stiano sentimentalemnte e socialmente andando a spegnersi).. ma voi non avete mai provato la stessa senzazione del replicante interpretato da rutger hauer? quelle lacrime che si perdono nella pioggia? quel tentativo di umanita in extremis...il sentimento che esce dopo un mare di nulla e cattiveria? i junior boys sono l'anima glaciale della pop music...e proprio in questo freddo digitale ritrovano e ridanno calda vita al pop, attraverso gli ultimi gesti disperati: il talento, una ormai disperata qualità umana.
"Io voglio più vita, padre!" dice il replicante roy, e poco dopo:
"ne ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser... e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. E' tempo di morire."

non potevamo chiedere di più.

martedì, ottobre 17, 2006

"Bello, biondo e alla guida di un Suv"(cit.)

C'è una bella recensione su rockit.it
Parla del mio piccolo cd-r con polaroid allegata. Dico che quella recensione è bella non solo perche' le parole che descrivono una parte di me(il cd-r e la foto) mi lusingano, dico che è bella perchè per una volta sento che un recensore da un giudizio di pancia...come a dire..."io di sta roba non ne so cosi tanto pero' secondo me è ok, c'è qualchecosa oltre al suono...o forse addirittura nel suono". ma devo subito fermarmi: non posso concerdermi il vezzo di interpretare una recensione che riguarda una parte di me, non posso mostrarmi cosi' vanesio.
Quindi parlerò brevemente di due artisti che sto ascoltando molto in questi giorni. tim hecker e axolotl.
il primo e' canadese, un romantico del laptop...già incontrato parecchi anni fa al link di bologna, apriva la serata, dopo avrebbero suonato giardini di mirò e godspeed you black emperor!...spippolava come un dannato sul suo controller midi... una mare denso di noise melodico e molto avvolgente. Di dischi ne ha fatti almeno tre prima di quest'ultimo "Harmony in Ultraviolet"(kranky) che se dotessi descrivervelo con un'immagine userei questa:


Axolotol invece è il progetto (orami del solo) Karl Bauer, un biondo di New York trasferitosi a San Francisco. Karl non e' attivo da molto tempo, e' legato al jyrk collective ed a molta scena noise della nuova america underground, quella che forse non vedra' mai la luce dei soldi del grande pubblico... quella delle band pseudo indipendenti che vanno al lettermann show... ma il punto non e' questo... non si prendono medaglie in piu' nel restare sconosciuti...le medaglie e le soddisfazioni le si hanno nel creare grande musica... che visionarimanete polverizza le emozioni e la melodia...cara e sacra melodia in un tormento sonoro a volte urticante. "Way Blank" e' uno dei tanti cd usciti a nome axolotl, l'ultimo inordine temporale,forse introvabile da noi (myspace puo' aiutarvi) e se dotessi descrivervelo con un'immagine userei questa:



La cosa che mi affascina molto di Axolotl e' il coem utilizza diversi supporti per farci avere la sua musica. vinile, cd ma soprattutto cd-r per piccole label...se li volete dovete scrivere a ragazzi come voi che nel tempo libero mettono su una label senza pensare di diventare la nuova domino entro pochi mesi.
qualcuno un po' di tempo fa mi ha detto che in ambito indipendente i cd-r saranno davvero la nuova frontiera: saranno l'oggetto in cui un artista potra svelarsi al meglio e direttamente senza nessuna mano altra. Molti cd-r sono davvero dei piccoli pezzi da collezione, con confezioni artigianali fatte a mano, spesso artisticamente interessanti sia visualmente che per i contenuti musicali. Penso alle uscite di RootStrata la label dei tarentel...dateci un occhio.
i cd-r sono tutt'altro che un'operazione passatista e retrograda figlia di un dio minore: anzi rappresentano in parte il tentativo di far coincidere la modernita' con la sensibilità artistica non mediata... l'oggetto, il cd, che potrebbe gia' essere considerato "il passato" rimane cmq colui che ha ucciso il vinile e le vecchie cassette (l'mp3 li vendicherà), i figlio della modernità e del progresso che ha spazzato il passato portando in casa una nuova via alla riproducibilità. L'elaborazione dei contenuti artistici di un cd-r spinge unartista a misurarsi con campi nuovi, lo vanno a completare o cmq impongono una riflessione ed una cura maggiore se si vuole avere ed offrire davvero un qualche cosa di unico. e poi la rete, il grande mezzo mediatico in cui trovare spazio, farsi conoscere, portare alla luce il proprio sturm und drang. e di nuovo il vecchio si incontra con il nuovo...arrivando ad un futuro incerto ma che vale la pena di essere affrontato.
elegiavo gia' il cd-r come strumento importante per la crescita artistica della scena intraprendente svedese. oggi la rinascita di quella americana, caduta sotto le macerie del baraccone "indie", è tutta nelle mani di giovani label di cd masterizzati.
Gli ultimi romantici stanno li di casa.
Copio ed incollo: "Chi dice romantico dice arte moderna, cioè intimità, spiritualità, colore , aspirazione verso linfinito espresse con tutti i mezzi che le arti offrono".Charles Baudelaire

sabato, ottobre 14, 2006

Mai Leggere tra le Coincidenze- prima parte

Torino. Unadelle capitali esoteriche d'europa. Ex-capitale dell'Unità d'Italia. Di notte, nella hall dell'albergo che mi ospita, beco un chinotto e prenoto un volo per New York. Passo alle notizie ed un piccolo aereo si è schiantato su un palazzo della grande mela. Torino ed aspetto la sonno che non vuole arrivare.
Una signora scende gli austeri scoloni sabaudi accomodandosi alla meglio i vestiti. Non guarda nessuno, e neppure dalla reception sembrano vederla passare.
Più che una donna, l'ombra di una donna.
Riprendo a leggere il mio libro: Duca Lamberti è alle prese con un silenzioso e sfuggente caso di meretricio.

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